Chat, social: non è tutto oro quel che luccica…
«L’adolescenza di oggi non è quella di un tempo», si sente dire spesso.
È senza dubbio una semplificazione, ma contiene qualcosa di vero.
Ciò che è innegabile è che l’adolescenza di oggi ha accesso a uno strumento che è in grado di ampliare il suo raggio d’azione come nient’altro nella storia: il web.
E infatti, quando si parla di adolescenza, tra le tante cose si sottolineano spesso le competenze dei ragazzi in fatto di nuove tecnologie, app, social.
I millennial, in effetti hanno acquisito il linguaggio delle nuove tecnologie praticamente in contemporanea con quello della normale alfabetizzazione.
Il tablet ha affiancato il libro di testo, lo smartphone è un’estensione della mano (e della mente…).
Eppure…
Eppure il web è un contenitore di esperienze e situazioni che talvolta sfugge al controllo dell’adolescente, nonostante le sue innegabili competenze tecnologiche.
L’adolescenza usufruisce di Internet per svago, molto più che per motivazioni legate allo studio (o al lavoro, come è il caso degli adulti).
E senza rendersene pienamente conto, ha accesso a un mondo molto più vasto di quello che poteva essere un tempo.
Su Internet, l’adolescenza scopre e intercetta universi che altrimenti sarebbero lontani e irraggiungibili.
Uno di questi universi è il mondo delle relazioni online, attraverso chat e app d’incontri.
Insomma, online l’adolescenza estende la gamma di esperienze potenzialmente sperimentabili.
Adolescenza online: quali sono i pericoli?
Ci sono dati epidemiologici che sono preoccupanti, ma non raccontano di pandemie virali.
Raccontano, invece, del fenomeno dell’adescamento online, da parte di malintenzionati, cui l’adolescenza risulta essere particolarmente esposta.
Dal 2014 all’anno corrente, le segnalazioni della Polizia Postale hanno subito un’impennata molto rilevante, complice anche lo sviluppo continuo di nuove app che allargano il giro delle possibilità a disposizione degli adolescenti di conoscersi online e fare nuovi incontri.
Adolescenza online: come avviene l’adescamento?
Gli adescatori sfruttano l’ingenuità degli adolescenti, entrando in contatto con loro come persone affidabili, e guadagnandosi così la loro fiducia.
È relativamente semplice, per un adescatore, instaurare un legame con l’adolescente:
- attraverso il suo profilo Instagram, Facebook, Snapchat, TikTok etc., comincia a raccogliere informazioni sul ragazzo: i posti frequentati, la musica ascoltata, e così via;
- sempre utilizzando i canali social, entra direttamente in contatto con l’adolescente, e tenta di stabilire una connessione emotiva;
- il più delle volte, mente sulla propria età, dichiarandosi un coetaneo della “vittima” o poco più grande di lui/lei.
L’adolescente non ha motivo per dubitare di una persona che
- parla come lui e apprezza le stesse cose, oppure
- poco più grande di lui, dimostra di comprenderlo, di capire il suo mondo, e di volerlo aiutare, di volere il suo bene.
Perché l’adolescenza è così sensibile a questa trappola?
- Le relazioni online sono vissute, in adolescenza, come un mondo a parte, non condizionato da quelle difficoltà di rapporto che, molto più spesso, costellano invece i loro legami con persone in carne e ossa.
È come se sui social tutto sembrasse loro più facile, più fluido.
In adolescenza è molto importante la sensazione di poter gestire cosa mostrare più esplicitamente e cosa tenere per sé: le relazioni sui social danno proprio l’impressione di poter misurare perfettamente il proprio investimento.
- L’adescamento si sviluppa attraverso un canale rassicurante e familiare per l’adolescente: quello dei suoi social.
Il profilo social è per l’adolescente come un’estensione delle proprie mura domestiche: vi si sente al sicuro, pensa di avere la situazione sotto controllo.
- Le lusinghe e le attenzioni che l’adolescente riceve da parte dell’adescatore lo fanno sentire parte di una relazione importante, magica, in cui finalmente può essere compreso.
Questa combinazione di
- sensazione di controllo;
- sensazione d’intrigo della relazione
fanno sentire l’adolescente, allo stesso tempo, sicuro e incuriosito.
È in virtù di questa percezione che, molto spesso, gli incontri passano da online a offline, ovvero, diventano incontri dal vivo.
L’adolescente sembra dirsi:
Che pericolo c’è?
So esattamente cosa sta succedendo, so cosa vuole lui, e so cosa voglio io…
L’adolescente è confuso, ma non sprovveduto…
È una differenza importante: il ragazzo presto capisce che le intenzioni della persona, dall’altra parte, sono anche di natura sessuale.
Ciò che fraintende è la “normalità” di queste intenzioni.
Può credere che la richiesta sessuale sia parte del coinvolgimento emotivo che sente (e che pensa reciproco!) con l’adescatore.
Come un prezzo da pagare… nemmeno così alto.
Si tratta di abuso, ma l’adolescente pensa che sia amore.
Adolescenza online: come difendersi dai pericoli dell’adescamento?
È evidente che non si può impedire ai ragazzi di utilizzare Internet e i social: non sarebbe soltanto improduttivo, sarebbe persino dannoso.
Il tentativo può essere, innanzitutto, quello di stabilire una regola flessibile.
[Flessibile perché qualunque regola apparentemente troppo rigida rischia di creare un effetto rigetto nell’adolescente].
La “regola flessibile” può suonare più o meno così:
«Va bene che utilizzi i social, ma fai attenzione e parla con noi quando ricevi richieste di amicizia dal nulla».
È sufficiente?
No, perché l’adolescente irretito sottovaluta il rischio, e può così “derubricare” una situazione che invece dovrebbe fargli scattare un campanello d’allarme.
Prima della regola, è fondamentale una forma di educazione alle relazioni.
Suona difficile, e in effetti lo é.
Ma innestare in un adolescente un meccanismo di protezione “personale” di fronte al rischio dell’adescamento, significa innanzitutto chiarirgli cosa vuol dire relazione; quali sono le caratteristiche “normali” di un rapporto, di amicizia o amoroso che sia.
Come detto, non si può impedire a un ragazzo di stare online e di frequentare i social.
Non si può nemmeno, però, “stargli addosso”, e monitorare momento per momento la sua attività.
Ciò su cui è necessario insistere, allora, è una prospettiva di comprensione e condivisione, di modo che per qualunque cosa “sospetta” l’adolescente senta di potersi confrontare con i genitori, prima di tuffarcisi a capofitto.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova