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È così diverso da come me lo immaginavo!

È una delle esperienze più dolorose per un genitore, anche se finisce spesso per passare inosservata: ricevere una delusione dal proprio figlio.

In adolescenza, può trattarsi di piccole delusioni, come l’ennesimo brutto voto a scuola… magari in una materia nella quale il papà o la mamma, alla sua età, eccellevano.

Può trattarsi, ovviamente, di delusioni particolarmente cocenti, che generano rabbia e/o preoccupazione nei confronti del figlio: ad esempio, sorprenderlo in motorino senza casco, oppure beccarlo mentre fa uso di sostanze stupefacenti. Casi che in adolescenza si verificano frequentemente.

Quando si affrontano queste situazioni, la tendenza non è quella a concentrarsi sulla delusione del genitore, bensì, su tutte le altre forme di emozione che si scatenano in momenti simili: per l’appunto, rabbia, preoccupazione, incredulità.

La delusione è un sentimento pericoloso, in questo caso, perché trama nell’ombra, è meno esplosivo degli altri.

E sembra sussurrare all’orecchio dei genitori questa frase:

«Mio figlio non è quello che pensavo…».

Ecco: ciò che è doloroso scoprire, gradualmente o d’improvviso, è che un figlio non coincide con l’idea che ci si è fatti di lui.

È difficile accettare questo compromesso con la realtà:

«Mio figlio non è perfetto».

Oppure

«Mio figlio fa cose che non avrei sospettato».

E così via.

È difficile farlo soprattutto durante l’adolescenza del figlio, ovvero, durante la stagione della sua vita nella quale le caratteristiche di personalità cominciano a venir fuori in maniera più diretta.

È spesso molto difficile anche soltanto ammettere di aver ricevuto una delusione dal proprio figlio, insomma, ammettere di essere delusi dai suoi comportamenti.

E non è solo il genitore, a soffrirne…

Questa forse è l’altra faccia nascosta della medaglia: infliggere una delusione è fonte di sofferenza anche per il figlio.

Che si tratti di una situazione parzialmente fuori dal suo controllo (come i cattivi voti) o di una situazione in cui ci mette più direttamente lo zampino (come fumare uno spinello), e qualunque sia la risposta manifesta alla reazione dei genitori… anche il figlio soffre quando sente di demolire l’immagine che i genitori hanno di lui.

Insomma, delusione si somma a delusione, e questo non può che portare a irrigidimenti, frustrazione da parte sia dell’una sia dell’altra parte.

L’esperienza di una piccola o grande delusione genitoriale può essere invece un’occasione fertile per un confronto col proprio figlio su un terreno complicato.

Può essere l’occasione per giocare a carte scoperte e dichiararsi – o perlomeno cominciare a farlo – cos’è che non funziona.

È certamente difficile mantenere il controllo quando un comportamento dei figli delude, innervosisce, spaventa.

Ma in tutti i comportamenti che sono fonte di potenziale delusione genitoriale, il figlio sta manifestando parti di se stesso che lo rendono vulnerabile, e perciò, bisognoso d’aiuto.

Dietro una condotta deludente si nasconde sempre una difficoltà personale dell’adolescente, che è bene affrontare alla larga da colpevolizzazioni e sparate di rabbia.

Francesco Rizzo

 

Psicologo Psicoterapeuta Padova