Sentirsi inadeguati
Sentirsi inadeguati è un’esperienza che può riguardare situazioni di vita molto varie.
Esiste però una sensazione di inadeguatezza che assume continuità nel tempo.
In altre parole, per qualcuno il sentirsi inadeguati non riguarda una circostanza specifica.
La percezione di non essere all’altezza diventa una costante: al lavoro, col partner, con i figli…
È una forma di ipercritica nei confronti di se stessi che finisce per restringere il proprio “campo vitale”.
Vale a dire, impedisce di
- godere serenamente delle proprie relazioni sociali, per paura del giudizio altrui;
- affrontare sfide personali e/o lavorative con sufficiente sicurezza nei propri mezzi.
Entrambe queste direzioni portano a una scelta, dolorosa ma avvertita allo stesso tempo come inevitabile: la rinuncia.
Sentirsi inadeguati, in sintesi estrema, vuol dire proprio rinunciare, sacrificare il proprio desiderio in nome della certezza di non poterlo raggiungere.
«Il fatto è che non valgo abbastanza per potermi permettere di…»
La frase potrebbe concludersi in tanti modi diversi: ciascuno potrebbe metterci il suo personale obiettivo.
Essere un “partner migliore”, avere più successo sul lavoro… e così via.
Questa convinzione, di per sé sconfortante, contiene un motivo di insidia ulteriore, un po’ nascosto.
Essere così certi del proprio insuccesso porta… a non tentare neanche.
Si attiva così un circolo vizioso: ci si sente sicuri soltanto quando non si osa, non si prova neanche una mossa.
In un certo senso, è come voler restare aggrappati a una propria, personale comfort zone.
L’insidia sta nel fatto che, apparentemente, nessuno definirebbe comfort zone l’impossibilità ad agire.
Se il punto però è il sentirsi inadeguati, rimanere al sicuro nella propria bolla è l’unico modo per non esporsi al rischio.
Quale rischio?
Di figuracce, di vergogna.
Il circolo vizioso sta tutto qui:
l’unico modo per evitare di sbagliare è rimanere fermo al mio posto.
È evidente che uno stallo del genere, emotivamente motivato dalla paura di sbagliare, non può che “autorinforzarsi”.
Psicoterapia del senso di inadeguatezza
Quando parliamo di senso di inadeguatezza, parliamo di autostima.
O per meglio dire, parliamo di bassa autostima.
Sentirsi inadeguati significa credere di non essere abbastanza.
Ma d’altro canto, come si fa a ricostruire una buona opinione di se stessi?
Il primo passo è comprendere i motivi profondi che ispirano una così forte disistima nelle proprie capacità.
Ed è quanto si propone di fare la psicoterapia, in questi casi.
È pressoché impossibile modificare il proprio punto di vista se non s’individua cos’è che, alla radice, condiziona il modo di guardare a se stessi.
La sicurezza che gli altri ci percepiscano come inadeguati dipende innanzitutto dalla propria, personale convinzione di essere inadeguati.
Ciò che guardiamo attraverso gli occhi degli altri – e il loro giudizio – è ciò che primariamente noi crediamo di ciò che siamo.
La psicoterapia è un percorso di “consapevolizzazione”.
Arrivare a comprendere profondamente le motivazioni sottese alla propria bassa autostima è un punto di svolta fondamentale.
Ma per fare questo, non esiste un set d’istruzioni o regole buono per tutti.
Fare psicoterapia è, diciamo così, un fatto personale: come non esiste una persona uguale a un’altra, non esiste una psicoterapia uguale a un’altra.
Darsi questa possibilità può interrompere il circolo vizioso dell’inadeguatezza, ripristinando o ricostruendo da capo una buona autostima.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova