Adolescenza: come gestire una bocciatura?
Gestire una bocciatura, evento di vita che può essere piuttosto doloroso, è una frase… ambigua.
Chi è che deve “gestire” la frustrazione di una bocciatura a scuola?
L’adolescente, o i suoi genitori?
Probabilmente, entrambi.
La bocciatura di un figlio alle scuole medie o superiori è una fonte di stress a più livelli.
È innanzitutto un’esperienza scottante per il ragazzo: in adolescenza, l’autostima si incardina fortemente sul rendimento scolastico.
Ma è anche una situazione complicata per i genitori, che possono trovarsi alle prese con forti sentimenti di delusione.
Il più delle volte, questo tipo di disappunto fa pure sentire in colpa:
«Non dovrei rimanerci così male, eppure…»
Quasi sempre, i genitori si domandano anche
«Dov’è che abbiamo sbagliato?»
Preoccupazioni di questo tipo esprimono bene come una bocciatura sia una brutta gatta da pelare non soltanto per il ragazzo.
Cosa significa gestire una bocciatura?
Questa domanda ne contiene implicitamente un’altra:
che cos’è una bocciatura dal punto di vista emotivo?
Sicuramente, la bocciatura in adolescenza impone un processo di riorganizzazione anche concreta.
Ma è importante indugiare sulle componenti affettive che possono accompagnarsi alla bocciatura in adolescenza.
“Gestire” una bocciatura significa innanzitutto avere cura di questi aspetti.
Le reazioni alla bocciatura, in adolescenza, possono essere svariate:
- una crisi identitaria vera e propria, che si esprime con un crollo verticale dell’autostima dello studente;
- un’ostentazione di indifferenza: «sono stato bocciato, e che sarà mai?»;
- un’esclamazione di forza apparente: «sono stato bocciato, ma va tutto bene…».
C’è un elemento che accomuna ciascuna di queste reazioni: una profonda sensazione di vergogna interiore.
L’adolescente affida alle prestazioni scolastiche una parte fondamentale dell’immagine di sé (che lo dica in maniera esplicita oppure no).
La scuola è il grande banco di prova dell’adolescenza, e in quanto tale, è luogo di ansie e malesseri che orbitano proprio intorno al rendimento.
Nella percezione di un adolescente, essere bocciato significa fallire una prova fondamentale dell’esistenza.
E significa, altrettanto, sentirsi esposto alla disapprovazione generale.
Anche quella della sua mamma e del suo papà: questo, perlomeno, è ciò che sente.
Forse, l’adolescente che si sente “giudicato” dai suoi genitori per essere stato rimandato… non è così lontano dalla realtà.
Questo perché è inevitabile, anche per i genitori, percepire sentimenti di scoraggiamento e delusione.
Gestire una bocciatura vuol dire perciò avere cura delle emozioni del ragazzo ma anche delle proprie come genitori.
Un figlio bocciato: in che modo si può intervenire
Affrontare la bocciatura di un figlio con una psicoterapia è indicato nel caso in cui la situazione imponga una fatica emotiva troppo considerevole.
Allo stesso modo, la psicoterapia può rappresentare un punto d’approdo importante in quei casi dove il ragazzo, già da tempo, era alle prese con cattivi voti pur studiando e impegnandosi a fondo.
Dal punto di vista della psicoterapia, una bocciatura può essere affrontata sotto diversi profili.
Le bocciature sono elementi che “disequilibrano” i rapporti: un’esperienza che anche le famiglie più unite possono faticare a integrare nel percorso di vita.
La psicoterapia, pur essendo rivolta al ragazzo, può alleggerire una parte considerevole dell’intero carico familiare.
In sintesi estrema, la psicoterapia di un ragazzo bocciato mira
- a mitigare il dolore dell’esperienza della bocciatura;
- a penetrare a fondo nelle “cause nascoste” della bocciatura.
Molto spesso il cattivo rendimento scolastico è la spia di un malessere esistenziale più profondo.
Un’esperienza di fallimento così bruciante diventa il modo per lanciare un grido d’allarme: qualcosa del tipo
«non sto bene, facciamo qualcosa!»
Per capire se sia necessario un percorso di psicoterapia in caso di bocciatura, va accuratamente
- soppesata la reazione del ragazzo;
- esaminato il “pregresso” che ha condotto alla bocciatura.
La psicoterapia, però, può riguardare anche i genitori stessi.
Non è per niente facile vivere con la sensazione
- di aver sbagliato qualcosa col proprio figlio fino ad aver “indirizzato” la sua bocciatura;
- di “avercela” col proprio figlio per essere stato bocciato.
Si tratta di emozioni frustranti su cui è possibile operare in maniera mirata.
Un intervento di questo tipo può contribuire a ripristinare un clima di serenità in famiglia, laddove l’esperienza della bocciatura può incrinare profondamente la tenuta complessiva del nucleo.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova