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Paura di amare

Paura di amare è una formula densa, complessa… ma che succede di sentire piuttosto spesso, in psicoterapia e non solo.

È, in effetti, un’espressione che designa qualcosa in grado di impattare notevolmente nella vita di molte persone.

Ma cosa si intende con paura di amare?

La combinazione di queste due parole inquadra il timore a intraprendere qualsiasi forma di azione verso un partner, potenziale o già esistente (pur solo magari a livello di interazione sessuale).

In altri termini, paura di amare inquadra una sensazione di spavento all’idea di impegnarsi in una relazione d’amore.

Questa sensazione può essere spiegata dal timore di una profonda, intollerabile delusione, che può innescarsi a partire da

  • un rifiuto, nel caso di un interesse nei confronti di qualcuno;
  • una separazione, nel caso di un rapporto sentimentale già in piedi.

Non si tratta di una semplice apprensione, insomma; nulla di così facilmente liquidabile.

Sembra strano a dirsi, ma è una questione di sopravvivenza emotiva.

Chi vive le proprie relazioni con questo timore, sente che quel rifiuto o quella separazione potrebbero destabilizzarlo a tal punto da… annientarlo psicologicamente.

Pertanto, anche solo l’idea d’immettersi in un rapporto amoroso va evitata a ogni costo.

Mettersi in gioco: la paura del fallimento personale

A ben vedere, è la percezione di rifiuto personale a fare da basamento a questa impossibilità relazionale.

Vale, ovviamente, per una situazione in cui ci sia un interesse non dichiarato – e non dichiarabile… – per un’altra persona.

Ma in realtà vale anche per la paura di essere lasciati.

Sentirsi rifiutati, così come essere lasciati, è un’esperienza di grande sofferenza.

Nello specifico, lo è perché espone a un senso di fallimento personale a 360°.

Per chi vive la paura di amare, non è concepibile pensare che le motivazioni di un rifiuto possano riguardare

  • una specifica preferenza del potenziale partner;
  • un’incompatibilità caratteriale;
  • difficoltà personali del potenziale partner… magari la stessa paura di amare vissuta dall’altra parte.

Immettersi nel meccanismo delle relazioni, anche solo proponendo un appuntamento, innesca questa profonda preoccupazione e impone una certezza:

«di sicuro il mio tentativo naufragherà, perché non sono all’altezza.»

La questione di sopravvivenza emotiva sta tutta qui: chi ha “paura di amare”, sente la necessità di evitare questo scontro durissimo con la realtà.

Parliamo, ovviamente, della realtà secondo quella persona, non di una realtà effettiva.

E in effetti, la chiave di volta per intervenire su questo disagio relazionale sta proprio qui.

Psicoterapia della paura di amare

Esiste qualcosa come la psicoterapia della paura di amare?

Di sicuro, esistono delle strade per prendersi cura di tutte le emozioni negative prodotte dall’idea di provare a stare con qualcuno.

La psicoterapia, da questo punto di vista, è uno strumento prezioso per due motivi:

  • dà ascolto alle motivazioni soggettive del paziente in un clima non giudicante né “precostituito”, vale a dire, senza alcun tipo di preconcetto o di semplificazione;
  • individua le cause profonde della paura del rifiuto che comporta la paura di amare.

Quello della psicoterapia è quindi un lavoro che si sviluppa su un binario duplice.

Da una parte, l’accoglimento della sofferenza “immediata”.

Quella sofferenza prodotta dalla sensazione di impossibilità di stringere relazioni sentimentali, pur desiderandole fortemente.

Dall’altra parte, una decostruzione e una risignificazione di questo malessere, che passano per la comprensione profonda delle cause sottostanti.

Obiettivo della psicoterapia è di garantire al paziente

  • una maggiore autoconsapevolezza rispetto a ciò che gli succede, ai suoi desideri, ai suoi bisogni… e alle sue paure;
  • la possibilità di accedere a strumenti di gestione emotiva e cognitiva più funzionali delle situazioni in cui si trova coinvolto nella sua vita.

Le motivazioni personali che sostengono un timore così condizionante, variano da persona a persona.

Penetrarci più a fondo, in queste motivazioni, è il primo passo per intervenirci.

Individuare il significato soggettivo di queste difficoltà è un po’ come individuare il guasto che impedisce a una macchina di mettersi in moto.

Se non si arriva alla fonte “ultima” del danno, è molto difficile sviluppare un correttivo.

In modo simile, la psicoterapia consente di raggiungere la base delle proprie, personali difficoltà di vita.

E da lì, mettere in moto un processo di trasformazione personale.

Francesco Rizzo

Psicologo Psicoterapeuta Padova