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Adolescenza: depressione da social

In adolescenza, non è improprio parlare di depressione da social.

Anche se si tratta di una formula diagnostica che è bene precisare con particolare cura.

Innanzitutto perché la depressione è un fenomeno particolarmente complesso da inquadrare.

E lo è soprattutto in adolescenza, stagione della vita mutevole per eccellenza.

Nell’immaginario collettivo, la depressione si è fatta ampiamente strada come forma di disagio emotivo. 

Più nello specifico, si associa – a ragione – la depressione a un consistente abbassamento del tono dell’umore.

Vale a dire, a una tristezza profondissima, che impedisce anche le azioni più ordinarie.

In adolescenza, più di qualche volta, le cose non stanno esattamente così.

Indicatori di un malessere depressivo in questa fase di vita possono essere:

Parlare di depressione mascherata significa quindi parlare di una forma di depressione che non si presenta così come ce la si aspetta. 

Qualcosa di non troppo diverso accade quando parliamo di sconforto depressivo in connessione con i social. 

Social network ed effetto ideale irraggiungibile

Non si può affermare che i social di per sé siano responsabili della depressione in adolescenza.

Si può dire, però, che in moltissimi casi un certo utilizzo dei social diventa la base di un malessere molto intenso.

Quando pensiamo ai social più gettonati in adolescenza, pensiamo a TikTokInstagram, Twitch, Snapchat

Pur con caratteristiche diverse tra loro, i social aprono finestre di osservazione sulla vita altrui

Finestre su cui, il più delle volte, sono applicati dei filtri… proprio come quelli utilizzati da molti adolescenti sulle loro foto.

Moltissimi giovani raccontano – quasi sempre con doloroso senso di vergogna – di provare invidia per coetanei osservati sui social

Questa forma d’invidia è motivata dalla felicità e/o dalla popolarità che i suddetti coetanei sembrano incarnare attraverso le loro condivisioni social

Possono essere selfie, foto e video di serate con gli amici.

Spesso a intensificare questo effetto sono anche like e commenti che questi ragazzi sono in grado di attrarre, rispetto ai contenuti pubblicati.

Insomma, i social sembrano raccontare una vita perfetta.

Agli occhi di adolescenti con bassa autostima, i social testimoniano vite migliori ma irraggiungibili.

Adolescenza, autostima e social

Emozioni di questo tipo possono esporre a sentimenti depressivi molto forti.

Capire (e aiutare) un adolescente depresso 

Le interazioni sui social (anche quelle indirette, cioè anche solo il semplice utilizzo “passivo”) possono dire molto su come sta un adolescente.

Un fenomeno che può succedere di osservare è che all’aumentare dell’uso dello smartphone… diminuiscono le occasioni sociali in prima persona

La depressione da social può far sentire costretti a evitare qualsiasi forma di contatto con i coetanei:

«non ho nulla da condividere, nulla da raccontare… come posso accostarmi agli altri?»

Non è certo facile persuadere un adolescente che la vita vera non è quella che vede sui social.

Forse è persino controproducente: sui social avviene una tale moltitudine di scambi che la distinzione tra vita “reale” e vita “virtuale” non funziona più.

Il punto focale per aiutare un adolescente depresso è capire qual è la ragione profonda del suo malessere.

Più nello specifico, qual è la motivazione interna in grado di convincerlo che non può avere nessun successo con gli altri

I social agiscono da cassa di risonanza dell’autosvalutazione:

«sono inferiore agli altri: non è solo una mia impressione, anche quello che vedo sui social lo dimostra continuamente!»

Questo senso di inferiorità, così come la sensazione di non poter essere felice come gli altri, rappresentano il cuore della depressione.

In psicoterapia, attraverso il racconto del disagio esperito sui social, l’adolescente può trovare innanzitutto sfogo e ascolto del suo dolore

È soltanto attraverso un lavoro profondo sulla fonte di questa sofferenza (che non sono i social) che l’adolescente può recuperare un rapporto più sano con questi strumenti.

Questo perché, come detto, l’obiettivo non può essere quello di azzerare la vita social del ragazzo.

L’obiettivo è invece quello di rendere l’interfaccia virtuale un luogo di scambio sereno con i coetanei.

Francesco Rizzo

 Psicologo Psicoterapeuta Padova