Adolescenza: anoressia e depressione
Adolescenza, anoressia e depressione: esiste una connessione tra queste tre dimensioni?
La risposta sintetica suona come un deciso sì.
Ma ovviamente, per inquadrare a fondo la questione occorre essere ben più specifici.
Innanzitutto, è da sottolineare che formulare diagnosi iper-definite in adolescenza è un’operazione rischiosa.
In presenza di uno stato di disagio emotivo, è il caso di tenere in considerazione piani di comprensione multipli e contemporanei.
(Questo, in fondo, vale anche per l’età adulta…)
La specificità dell’adolescenza consiste però nel suo essere fase di cambiamento costante.
È proprio la “mutabilità” connaturata a questa stagione della vita, a rendere difficili diagnosi troppo statiche.
Possiamo allora dire che anoressia e depressione sono due fenomeni diversi, eppure, conviene ragionare d’insieme.
Per anoressia, intendiamo una condizione di intensa preoccupazione per il proprio peso e il proprio aspetto fisico.
Questa forma di apprensione si traduce in comportamenti di
- rigida restrizione alimentare;
- iper-attivazione corporea, attraverso ginnastica, palestra, etc., con l’obiettivo di mantenersi in forma.
Non è altrettanto agevole “condensare” la depressione in una descrizione sintetica.
Questo perché, in adolescenza, la depressione assume forme varie e un po’ lontane dall’idea di una flessione dell’umore, come ad esempio
Anche l’anoressia può rappresentare l’espressione “mascherata” di un disagio depressivo.
Anoressia e volontà di controllo
Sperimentare dentro di sé emozioni dolorose è un’esperienza frustrante.
Lo è non solo per la pesantezza del carico di malessere percepito.
È anche la sensazione di non poter “controllare” questo stato di cose, a rendere i sintomi depressivi così frustranti.
Si tratta di una considerazione che vale molto per la depressione, ma che riguarda molte altre forme di fragilità emotiva.
In che modo l’anoressia interviene su questo fondo di sofferenza interiore?
Più di ogni altra forma di condizione patologica, l’anoressia offre un’illusione di controllo sul dolore emotivo.
Quest’illusione si produce grazie al fatto che il cibo è un oggetto concreto.
Le emozioni sono sfuggenti, difficilmente descrivibili.
Il cibo è invece qualcosa che, chi soffre di anoressia, sente di poter “dosare” perfettamente.
Gestire la propria alimentazione attraverso un regime iper-restrittivo offre allora un’ingannevole ricompensa:
«sono più forte di quello che provo. Ho potere su quello che sono.»
L’anoressia può allora innestarsi su una condizione pregressa di sofferenza emotiva.
Può, in altri termini, far sentire attivi, padroni del proprio corpo.
L’esatto contrario di quanto produce la depressione.
È importante chiarire un punto: l’anoressia non è semplicemente una reazione alla depressione.
Allo stesso tempo, però, integrare questi due fenomeni in una lettura parallela può offrire strumenti di comprensione e di intervento.
Psicoterapia dell’anoressia depressiva
La psicoterapia può essere di enorme aiuto, tanto per l’anoressia quanto per la depressione.
Anche questo caso, però, una precisazione è d’obbligo: l’anoressia è una malattia talmente “multiforme” da imporre un piano di cura altrettanto “multiforme”.
Può essere quindi opportuno coinvolgere professionisti diversi nell’intervento, come psichiatri e nutrizionisti.
La psicoterapia dell’anoressia depressiva agisce su un binario duplice:
- nell’immediato, può aiutare l’adolescente a mettere in discussione i propri comportamenti alimentari in un ambiente protetto, non giudicante;
- a lungo termine, può intercettare le cause profonde del dolore depressivo che innesca questa reazione anoressica.
Entrambi i punti sono tanto fondamentali quanto di delicata “amministrazione”.
Il sintomo anoressico ha una sorta di utilità per l’adolescente che ne soffre: lo protegge dal rischio di sentirsi impotente di fronte al malessere.
Non lo si può “estirpare” come si farebbe forse con un dente malato.
Tantomeno risulta efficace una semplice descrizione dei rischi a cui va incontro attraverso le sue condotte alimentari.
Il lavoro sulle ragioni nascoste è cruciale, ed è un lavoro personalizzato sull’adolescente.
Questo perché non esistono cause universali di un malessere psicologico, pur essendoci ovviamente dei macrofenomeni sociali che possono contribuire.
Il “senso personale“, dell’anoressia quanto della depressione, va approfondito senza eccessive generalizzazioni.
Comprendere il significato autobiografico del disagio significa rispettare la condizione di dolore interiore, ma anche poterci intervenire nelle modalità più appropriate.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova