Adolescenza, autostima e bullismo
In adolescenza, l’autostima personale e il bullismo possono finire per entrare in stretto contatto.
Si tratta, forse, di una “coincidenza” non così lampante.
A ben vedere, invece l’autostima può essere influenzata da atti di bullismo subito: l’approvazione altrui è un bisogno essenziale, ma questo bisogno può essere demolito dal bullismo.
Il bullismo, così come il cyberbullismo, sono fenomeni complessi, e molto difficili da arginare.
Per grandi linee, bullismo è considerato un comportamento
- volontario;
- aggressivo;
- ripetuto nel tempo.
Caratteristica essenziale del bullismo è l’asimmetria di potere.
Vale a dire: tra autore di bullismo e vittima di bullismo esiste uno squilibrio di forze ben definito.
Le violenze del bullismo possono essere
- di natura fisica;
- di natura psicologica.
Tanto le prime quanto le seconde producono effetti negativi sul benessere emotivo della vittima.
Uno degli effetti più insidiosi è lo screditamento della reputazione della persona che subisce le violenze.
Nello specifico, in adolescenza il bullismo attacca direttamente il bisogno di essere accettati dagli altri.
La vittima finisce per interiorizzare un messaggio potente e pericolosissimo:
«non valgo niente.»
Una percezione di questo tipo è in grado di ostacolare pesantemente qualunque forma di interazione sociale.
Bullismo e immagine di sé
Cosa succede, più nello specifico, quando un adolescente subisce atti di bullismo?
La violenza subita può innescare un’autoconvinzione che serve a gestire la sofferenza dal punto di vista emotivo.
Questa autoconvinzione suona più o meno così:
«ci sarà un motivo, se questo succede proprio a me…»
Pensare una cosa del genere permette di dare un senso (pur doloroso) a qualcosa che è talmente traumatizzante da non poter essere elaborato.
La conseguenza di una catena di questo tipo (bullismo –> auto-attribuzione di responsabilità) è la totale svalutazione della propria immagine di sé.
L’autostima personale non è in grado di resistere a un evento così destrutturante.
Da un lato, quindi, l’adolescente avverte il bisogno di piacere agli altri.
Dall’altro, l’adolescente sente che non è possibile soddisfare questo bisogno, perché subire bullismo diventa la dimostrazione di non poter essere apprezzati da nessuno.
Il bisogno di accettazione da parte degli altri viene mortificato da un senso d’inferiorità crescente e dolorosissimo.
Ricevere sfottò, prese in giro, se non addirittura anche violenze fisiche, finisce per fare a pezzi l’immagine che si ha di se stessi.
Nel caso del cyberbullismo, questa eventualità finisce per essere persino amplificata, perché a prendersi gioco non è più il singolo bullo o un gruppetto, bensì, l’intera “comunità social“.
Come aiutare un figlio vittima di bullismo
Uno dei dettagli che rende complicato intervenire è che quasi sempre l’adolescente non parla del bullismo di cui è vittima.
Questo succede
- per vergogna;
- per paura di peggiorare la situazione (se i bulli lo vengono a sapere…).
Aiutare un figlio vittima di bullismo presuppone quindi, innanzitutto, un’osservazione particolarmente attenta.
Esistono piccoli segnali che possono comunicare ai genitori il fatto che il proprio figlio sia vittima di bullismo.
Un esempio può essere l’ostinato rifiuto delle occasioni sociali da parte dell’adolescente.
Non si tratta, soltanto, di non voler uscire con gli amici.
Può trattarsi anche dell’opposizione rispetto alla scuola.
Un adolescente che non ha particolari difficoltà di studio, ma che sostiene di non voler più frequentare la scuola, può essere spaventato dal contatto con gli altri (con i bulli, ma non solo).
Allo stesso modo, anche un decadimento delle prestazioni scolastiche può essere frutto di episodi di bullismo subito.
Un crollo del rendimento nello studio può essere, ovviamente, originato dal profondo malessere attraversato dal ragazzo.
Ma può anche, talvolta, avere un senso più nascosto:
«smetto di fare lo studente modello, così magari sarò finalmente accettato…»
Aiutare un figlio vittima di bullismo comporta, insomma, un’attenzione accurata che non sempre è facile focalizzare da soli, come genitori.
La psicoterapia può essere uno strumento prezioso per
- intervenire, nell’immediato, sul malessere emotivo vissuto dall’adolescente;
- smantellare le autoconvinzioni sulla sua immagine di sé, prodotte dal bullismo;
- recuperare l’autostima progressivamente perduta.
Alle volte, è necessario che l’adolescente abbia uno spazio personale che non sia quello della famiglia o degli amici.
L’opportunità di avere questo spazio proprio rende più “facile” poter parlare delle proprie difficoltà.
Un figlio può sentirsi giudicato dai suoi genitori (anche se è evidente che non è così, nella realtà…), oppure, può sentirsi una delusione.
All’interno della stanza di psicoterapia, trova invece una dimensione neutra, che gli facilita il compito faticoso di lavorare su se stesso.
Nella fattispecie del bullismo subito, lavorare sulla sua autostima, individuando le ragioni profonde dell’insicurezza in se stesso oltre a quelle originate dai fattori esterni.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova