Il rapporto tra adolescenti e scuola
Non andare a scuola è un comportamento che vanta più di una spiegazione.
A (quasi) nessun ragazzo piace andare a scuola.
L’adolescenza, però, è la prima, vera stagione della vita in cui la persona sente di poter far valere la propria autonomia decisionale sulle cose.
Questo tentativo di “esercizio di potere personale” è spesso motivo di tensione tra genitori e figli.
Il marinare la scuola, in linea generale, è un’azione che permette all’adolescente di sentire un certo controllo sulle proprie scelte, nonché, una possibilità di opporsi a quanto gli è chiesto come obbligo:
«I miei genitori mi vogliono a scuola, saltarla significa poter affermare che io voglio altro, e faccio altro.»
Possono esistere, però, delle ragioni più complesse rispetto al desiderio di saltare la scuola.
Sono ragioni che possono avere a che fare
- con difficoltà nello studio, che rendono l’esperienza dell’andare a scuola particolarmente frustrante e mortificante la propria autostima;
- con difficoltà interpersonali, che riguardano il rapporto con i compagni di classe e/o con gli insegnanti.
Queste motivazioni trasformano il marinare la scuola da episodio isolato a comportamento che si ripete nel tempo.
Marinare la scuola significa marinare i problemi
Rendersi conto che il proprio figlio marina la scuola è un’esperienza parecchio frustrante per un genitore.
Il più delle volte si tratta di una delusione cocente:
«Non pensavo che mio figlio potesse fare una cosa del genere…»
La menzogna di un adolescente può essere percepita come una sfida personale al genitore, oppure un modo per ingannarlo.
La delusione diventa comprensibile, così come un sentimento di rabbia:
«Mio figlio non prende sul serio né me né le cose importanti!»
Lo sforzo, in questo caso, deve essere quello di andare al di là di come il gesto del figlio fa sentire il genitore.
Soprattutto quando sistematico, un comportamento come quello di saltare la scuola è un grido d’aiuto dell’adolescente.
Non andare a scuola significa, in adolescenza ma anche in infanzia, non doversi confrontare con un problema che affligge.
In parole più semplici: saltare la scuola significa evitare lo stress che alla scuola si accompagna.
Il ragazzo può sentire di non avere le risorse mentali per affrontare il problema che lo tormenta.
Che si tratti di questioni di studio o di questioni “personali”, il punto in comune è un doloroso difetto di autostima.
L’adolescente che marina la scuola più e più volte non si sente all’altezza
- di sostenere la tensione imposta dalla scuola;
- di dire la verità sul proprio disagio.
Quasi sempre, saltare la scuola non ha semplicemente un significato di disinteresse nei confronti dei propri doveri.
Semmai, è proprio il contrario: il dovere scolastico (reale), o quello percepito (sociale) si fa talmente schiacciante da convincere il ragazzo che l’unica strada è non averci nulla a che fare.
Scuola, autostima, psicoterapia
Non affrontare i problemi è uno dei modi “sotterranei” più frequenti con cui la bassa autostima presenta il proprio conto.
La scuola, vero centro di gravità dell’adolescenza, si presta bene a farsi portatrice di questo disagio.
Un figlio che salta la scuola perché non si sente all’altezza va quindi innanzitutto aiutato a migliorare l’immagine che ha di se stesso.
Che questo senso di inferiorità riguardi prettamente lo studio o le relazioni con i coetanei, è fondamentale inquadrarlo e comprenderlo.
La psicoterapia fa luce sulle motivazioni profonde di questo malessere.
La bassa autostima si esprime in modi molto simili di persona in persona.
Ma la ragione per cui l’autostima è bassa varia di persona in persona.
È quella ragione a dover essere indagata.
Dal punto di vista dello studio, una scarsa considerazione di sé produce pensieri ansiosi “anticipatori”, del tipo:
«È inutile che mi applico, tanto non mi riesce niente!»
Dal punto di vista delle difficoltà interpersonali, il meccanismo automatico di ragionamento è simile:
«Meglio che neanche ci provo a relazionarmi con i miei compagni… mi risparmio una brutta figura!»
Comprendere qual è il motivo che costringe il ragazzo a un’immagine di sé tanto penosa è il primo passo per tentare di correggerla.
Un intervento di comprensione sulle cause profonde può innanzitutto rinforzare nell’immediato l’autostima dell’adolescente, contribuendo a “ripulire” l’immagine della scuola da tutto ciò che di minaccioso il ragazzo le attribuisce.
In un’ottica ancora più “futuribile” di benessere, lavorare sull’autostima significa migliorare potenzialmente la qualità della sua vita non solo scolastica, ma anche personale e relazionale.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova