Depressione Padova – Cura della Depressione a Padova – Dott. Francesco Rizzo Psicologo
Appiattimento affettivo nella depressione: cos’è?
Si pensa alla depressione come a un unico blocco di sintomi, che hanno a che fare con una tristezza invincibile e dolorosa.
Ma è bene non sottovalutarne i “sintomi collaterali”.
La settimana scorsa ho parlato dell’anedonia nella depressione.
Per anedonia s’intende l’assenza di piacere nelle attività che, normalmente, si accompagnano a sensazioni positive (hobby, incontri sociali, compagnia del partner, sesso…).
Questa settimana il focus è concentrato sul cosiddetto appiattimento affettivo.
Con appiattimento affettivo nella depressione, parliamo della sensazione di non riuscire a provare alcun tipo di emozione.
In uno stato di appiattimento affettivo, non esiste possibilità di reagire a ciò che ci succede intorno.
Mancano gioia e piacere, ma mancano anche tutte le altre emozioni:
- la rabbia;
- la noia;
- la serenità;
- il disgusto.
È come se tutte i molteplici, potenziali stati emotivi si appiattissero, per l’appunto, su un’unica impressione.
Una sorta di indifferenza immodificabile, che fa sentire distaccati e disinteressati da qualunque evento.
Questa imperturbabilità, apparentemente, potrebbe suonare anche come affascinante.
Fa pensare a uno stato di impossibilità della sofferenza.
Non è così, purtroppo.
Si potrebbe dire, per semplificare, che in una depressione con appiattimento affettivo un sentimento rimane: la frustrazione.
Essere sordi a qualsiasi emozione non è così allettante come sembra.
Appiattimento affettivo e relazioni sociali
L’appiattimento affettivo azzera le reazioni.
Eppure, dentro, le emozioni continuano a muoversi.
Più che non sentite, in questo tipo di depressione le emozioni sono represse.
Questo “imbottigliamento” degli affetti produce conseguenze a livello sia personale sia relazionale.
Pazienti depressi con appiattimento affettivo raccontano ad esempio
- di non aver pianto a un funerale molto sentito, pur avendo desiderato intensamente esprimere quell’emozione;
- di non aver reagito con immediatezza a una situazione di pericolo;
- di non aver saputo manifestare disappunto di fronte a una critica;
- di non aver potuto dichiarare delusione per un comportamento che li ha offesi;
- di non aver preparato un esame o una presentazione al lavoro perché è venuta a mancare la giusta dose di strizza che predispone all’azione.
Questi sono solo alcuni esempi.
Sentire appiattimento affettivo, quindi, va al di là della sensazione di tristezza.
È una condizione che intacca la possibilità di rispondere al mondo, nelle situazioni più banali così come in quelle più rilevanti.
E il rischio più consistente legato all’appiattimento affettivo nella depressione è senza dubbio quello di suicidio.
L’ottundimento provato da chi vive questa situazione sembra tale da far percepire che la vita non ha senso di continuare.
Un’esistenza senza entusiasmi né reazioni alcune finisce per essere sentita come inutile.
La possibilità di farla finita può diventare così “a portata di pensiero”: non più gesto estremo, bensì, soluzione accettabile.
Come affrontare l’appiattimento affettivo?
La depressione è un mare magnum di sintomi e condizioni varie.
Non è possibile “isolare” un elemento singolo – in questo caso l’appiattimento affettivo – e lavorarci come se fosse l’unico.
La depressione è un quadro di malessere che va trattato contemporaneamente su più fronti.
Tanto per cominciare, può essere utile indirizzarsi a un trattamento farmacologico.
La psicoterapia, però, diventa fondamentale nell’accompagnamento della persona depressa nel “transito” di tutti questi stati dolorosi, penosi, frustranti.
Ciò che può fare la psicoterapia, nell’immediato, è offrire una sponda d’ascolto e di sfogo a questa sensazione di paralisi emotiva.
Si può dire che parlare delle proprie emozioni inespresse è il primo modo per farle venire fuori.
Un modo che all’inizio ha più a che fare con una lettura razionale della situazione.
Questa lettura può trasformarsi gradualmente in una forma di rianimazione della parte più impulsiva di queste emozioni.
È fondamentale dare parole a queste emozioni, poterle nominare anche se viene a mancare la componente “vissuta”.
Sentire che manca la spinta all’azione può scoraggiare anche dai propositi d’intraprendere un percorso di psicoterapia personale.
È proprio questo l’aspetto insidioso, in generale della depressione e in particolare dell’appiattimento affettivo.
Inizialmente, può essere necessario uno sforzo cognitivo, un pensiero del tipo
«Mi rendo conto che sto male, che così non può continuare.
Sento la tentazione di non reagire, ma proprio per questo devo provare a muovermi.»
Oltre a dare possibilità di espressione alle emozioni, la psicoterapia permette anche di arrivare alla radice più profonda della depressione.
Questo presupposto si basa su un principio che è bene evidenziare:
NON ESISTE UN’UNICA FORMA DI DEPRESSIONE
Per essere più precisi, non esiste una causa universale per la depressione.
La storia personale di ciascuno può diventare il motore che aziona questo tipo di malessere.
È necessario perciò approfondire la sofferenza depressiva della singola persona, individuandone specifiche caratteristiche.
Si tratta di un lavoro senza dubbio impegnativo, ma che dà frutti di cui vale decisamente la pena.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova