Come aiutare un figlio con bassa autostima
Una buona autostima è una delle caratteristiche più rilevanti del benessere in adolescenza.
Autostima significa possedere un’immagine di sé come di una persona all’altezza delle varie situazioni.
Credere nelle proprie capacità vuol dire quindi percepire quel senso di sicurezza interno che consente di
- essere intraprendenti nelle relazioni;
- potersi “guadagnare” la stima e l’ammirazione degli altri;
- risultare attraente agli occhi di un potenziale partner.
Una scarsa considerazione di se stessi è una fonte di sofferenza emotiva considerevole proprio perché impedisce di sentire dentro di sé questa fiducia di base nelle proprie possibilità.
In adolescenza, è fondamentale potersi sentire forti di fronte al mondo.
Alla base di questa impressione personale risiede, ad esempio, la convinzione di essere popolare tra i coetanei.
È chiaro che anche in età adulta conta molto potersi pensare come persone di valore.
Per un adolescente, però, la questione si fa particolarmente delicata poiché è proprio in adolescenza che si costruisce questa autopercezione.
Una bassa autostima può quindi diventare causa di un grave scompenso nella possibilità di star bene, sia con gli altri sia con se stessi.
La conseguenza può essere una forma di timidezza patologica, che stronca sul nascere ogni opportunità di interazione sociale.
Anche la depressione adolescenziale può originare dalla bassa autostima, perché non credere in se stessi significa esporsi a sentimenti dolorosi di impotenza e “inutilità personale“.
Qual è la causa della bassa autostima in adolescenza?
Porsi questa domanda è il primo passo per aiutare un figlio con problemi di bassa autostima.
La sofferenza emotiva di un figlio spinge a un fisiologico senso di urgenza che è difficile sopprimere.
Spesso, però, le situazioni di allarme impediscono di pensare con lucidità.
Chiedersi cos’è che scateni la poca convinzione nei propri mezzi è necessario perché permette di sgomberare il campo da interventi che potrebbero rivelarsi inutili, o peggio ancora dannosi.
In questo senso, si può innanzitutto operare una distinzione tra
- cause immediate;
- cause profonde.
Le cause “immediate” sono quelle situazioni che, nel quotidiano del proprio figlio, finiscono per confermare la sua bassa autostima.
Un esempio può essere la tendenza a sentirsi impacciato ogni volta che si apre bocca.
Balbettare di fronte ai coetanei, magari per timidezza e per insicurezza, attiva un circolo vizioso.
L’ansia che ricapiti anche la volta dopo diventa un blocco ulteriore alla possibilità di “sciogliersi”.
Le cause “profonde”, invece, sono le radici più nascoste della bassa autostima.
In linea generale, la bassa autostima orbita intorno a un tema centrale:
LA PAURA DEL RIFIUTO.
Si può pensare alla paura del rifiuto da parte degli altri come causa e conseguenza, allo stesso tempo, della scarsa considerazione di se stessi.
Sentire di non poter impressionare gli altri con le proprie capacità attiva una vera e propria ansia anticipatoria.
Non ci si permette di cercare un contatto diretto con chi sta intorno perché si ha la certezza di non poter essere davvero accettati.
Capire perché il proprio figlio possa abbia così tanta paura del rifiuto, è però una questione che merita un approfondimento specifico.
Psicoterapia dell’immagine di sé
Assodato che la paura del rifiuto è una base consistente della bassa autostima, conviene capire cos’è alimenta questa paura.
Sfortunatamente, a una domanda del genere non si può dare una risposta universale, valida per tutti.
Le ragioni profonde di un malessere psicologico sono personali.
Ciascun adolescente (e ciascun essere umano) interpreta la realtà secondo le proprie caratteristiche soggettive.
Per aiutare un figlio con bassa autostima, è cruciale capire cos’è che in lui abbia scatenato questo intenso timore del rifiuto, e la psicoterapia può essere la chiave di volta più efficace.
Un percorso di psicoterapia personale può innanzitutto lavorare sulle cause immediate.
Ad esempio, può aiutare il ragazzo a ricostruire in ottica diversa gli episodi che hanno concorso a determinare il suo malessere.
Ma la funzione più preziosa della psicoterapia è quella di individuare le cause profonde alla base di un problema psicologico.
Raggiungere questo livello di profondità vuol dire arrivare al nucleo del malessere, e da lì… ripartire.
Insomma, bisogna intercettare la domanda che riguarda i motivi della bassa autostima con una risposta “cucita su misura”.
Non valgono, purtroppo, soluzioni buone per tutti.
Le ragioni profonde variano di persona in persona, e poterle inquadrare diventa un fattore decisivo per risolverle.
In adolescenza, il lavoro psicoterapeutico può essere fondamentale per offrire un futuro di benessere al proprio figlio.
Nel caso della bassa autostima, questo è particolarmente vero, perché la scarsa aspettativa verso se stessi è in grado di pregiudicare in maniera notevole il futuro del ragazzo.
Non credere nelle proprie possibilità condanna a relazioni insoddisfacenti sia sotto il profilo personale sia sotto il (futuro) profilo lavorativo.
Intervenire per tempo sull’immagine di sé che ha l’adolescente è la garanzia di un avvenire appagante e sereno.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova