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Apatia in adolescenza: quando c’è da preoccuparsi?

Un figlio che sembra non aver voglia di niente solleva legittime preoccupazioni nei genitori.

L’adolescenza è considerata un’età di entusiasmo e attività frenetiche, continue.

Un ragazzo che appare svogliato, indolente, sembra proprio il contrario di quello che ci si aspetterebbe.

Ecco: questa frase già aiuta a circoscrivere una prima riflessione:

«È lui ad avere un problema, o sono io che non mi aspetto si comporti così?»

Essere un po’ meno attivi della “media” non significa avere per forza un problema.

Non esiste qualcosa come una adolescenza universale: se è vero che la buona parte dei ragazzi sembra “sprizzare energie da ogni poro”, è possibile anche il suo contrario.

Vale a dire: ci sono persone, sia in adolescenza sia in età infantile sia ancora in età adulta, che semplicemente sono più

  • introverse;
  • riservate;
  • amanti della tranquillità;
  • a proprio agio con situazioni di ipostimolazione (meglio un buon libro letto in poltrona che una festa chiassosa e piena di gente, per capirci). 

Apatia in adolescenza: soltanto pigrizia?

Come detto, l’indolenza in sé e per sé non è detto che sia un problema.

Per capire se la situazione deve destare preoccupazione, va innanzitutto chiarito

  • dove e quando si manifesta questa apatia adolescenziale;
  • come si sente il ragazzo rispetto alla sua apatia.

È facile pensare alla pigrizia, quando si parla di apatia:

«Mio figlio semplicemente non ha voglia di fare niente!»

Ma, per l’appunto, è bene vederci più chiaro.

Avere poca voglia di studiare è un conto.

Avere poca voglia di vedere gli amici ne è un altro.

Aver poca voglia sia dell’uno sia dell’altro… beh, un altro ancora.

Insomma, la poca disposizione a essere attivi va soppesata rispetto alle situazioni in cui emerge. 

In generale, però, più sono gli ambiti in cui il ragazzo sembra essere poco propenso, più ci si può autorizzare a far suonare un campanello d’allarme.

La poca voglia di fare, in adolescenza ma non solo, nasconde spesso una sofferenza emotiva intensa.

È come se il ragazzo reagisse allo stress del quotidiano… tirando i remi in barca:

«Per quanto io mi possa sforzare, la vita è troppo dura, e non ho modo di cambiare le cose.»

Si tratta di una forma di malessere psicologico che ha molto a che fare con la depressione.

Di fronte alla fatica della realtà, la soluzione può essere quella di… chiudere gli occhi al mondo.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è la sensazione soggettiva del ragazzo rispetto alla sua apatia.

Parlare a un adolescente non è mai facile, ma si può provare a capire meglio con lui il senso delle sue difficoltà.

L’apatia può essere anche momentanea, o dipendere da fattori contingenti.

Ma può succedere che diventi una condizione cristallizzata, cui il ragazzo non riesce a sfuggire, e che si allarga a macchia d’olio.

La passività può anche essere l’unico modo, nella percezione del ragazzo, per sfuggire alle richieste esterne:

  • la scuola, col suo carico di impegni “prestazionali”;
  • il gruppo dei coetanei, che ugualmente può far sentire esposti alla necessità di dover ben figurare sempre;
  • la sfida del futuro, una prospettiva che incombe, per qualcuno, già intorno ai quattordici-quindici anni.

Apatia, adolescenza, psicoterapia

La psicoterapia può essere una soluzione ottimale per inquadrare la situazione con più precisione. 

Nel caso l’indolenza fin qui descritta superi il cosiddetto livello di guardia, impedendo al ragazzo di vivere un’esistenza soddisfacente, richiedere l’aiuto di un professionista diventa una chiave di volta fondamentale. 

Molto spesso il ragazzo ha dentro di sé un sincero desiderio di cambiamento, ma non sa come mettere in moto la trasformazione.

Più in generale, la psicoterapia consente d’individuare la causa profonda della difficoltà a mettersi in gioco nel mondo

Una causa che può variare da soggetto a soggetto, pur avendo come comun denominatore

  • la paura di fallire;
  • e quindi, la paura di soffrire. 

Creare uno spazio d’ascolto può essere fondamentale per quegli adolescenti che vivono le proprie difficoltà come una colpa.

La psicoterapia consente di parlarne in tranquillità, e di evitare così giudizi mortificanti (come ad esempio, talvolta, lo è quello di essere “semplicemente pigro“).

Francesco Rizzo

Psicologo Psicoterapeuta Padova