Alimentazione incontrollata?
Di binge eating si parla da pochi anni.
E se ne parla sicuramente meno di quanto si faccia dell’anoressia o della bulimia.
Eppure, il fenomeno del binge eating in adolescenza è in crescita tanto quanto quello dell’anoressia e quello della bulimia, pertanto va analizzato con la stessa, necessaria attenzione.
Se vuoi saperne qualcosa in più sull’anoressia:
Se vuoi saperne qualcosa in più sulla bulimia:
Ma cos’è il disturbo da binge eating?
Binge eating è la traduzione di alimentazione incontrollata.
Insomma, anche il binge eating, come l’anoressia e la bulimia, è un disturbo dell’alimentazione.
E come l’anoressia e la bulimia, anche il disturbo da binge eating è una condizione che mette a rischio soprattutto l’adolescenza.
Che cosa s’intende per alimentazione incontrollata?
S’intende un comportamento di desiderio e assunzione di cibo a cui la persona non riesce a resistere.
Si traduce, quindi, in abbuffate simili a quelle della bulimia, ma con una differenza fondamentale: non ci sono condotte di eliminazione del cibo.
Nella bulimia, a seguito dell’ingestione incontrollata, la persona fa seguire dei comportamenti atti a svuotare il corpo delle calorie acquisite.
Nel disturbo da binge eating, il senso di colpa non si concretizza in un’azione compensativa (come il vomito, la defecazione da lassativi o l’esercizio fisico esasperato).
Ne consegue che la maggior parte delle persone che soffrono di binge eating, sono anche alle prese con problemi di sovrappeso o persino vera e propria obesità.
Il senso di colpa da abbuffata, nel disturbo da binge eating, si traduce piuttosto in un malessere depressivo che paralizza.
Binge eating e depressione
Esiste una correlazione forte tra disturbo da binge eating e depressione.
La depressione da binge eating può essere esaminata da due punti di osservazione:
- il presente: come detto, perdere il controllo sulla propria alimentazione lascia la persona con un senso di colpa doloroso, una percezione di inettitudine, di fallimento personale. Queste sensazioni sono un’anticamera della depressione: impongono un circolo vizioso sorretto dalla convinzione la situazione non può cambiare; tanto vale che mangi.
- il passato: nella persona che soffre di binge eating, è radicata una ragione “antica” di sofferenza personale, una sorta di depressione precoce, che ha a che fare con le primissime esperienze di vita.
Insomma, la persona che soffre di binge eating
- mangia perché è depressa;
- è depressa, quindi mangia.
Il passato e il presente sembrano non lasciare nessuna strada alternativa.
Il cibo come antidepressivo
Arrivati a questo punto, è legittimo domandarsi:
qual è il legame tra assunzione di cibo e gestione della depressione?
Per rispondere, partiamo col puntualizzare che la depressione è uno stato emotivo.
In altre parole, la depressione è un’emozione, o per capirci, un contenitore di emozioni: emozioni negative, che impongono una visione pessimistica di se stessi e del mondo intorno, condita da una sensazione di dolore interiore profondo e difficilmente spiegabile a parole.
Gestire le proprie emozioni è una delle sfide più complesse della nostra esistenza.
In adolescenza, si consolidano le modalità di gestione e di espressione degli stati d’animo:
- la gioia;
- la rabbia;
- la tristezza.
Ciò che si stabilizza in adolescenza, ce lo si porta dietro per la vita.
Le condotte alimentari degli adolescenti sono da monitorare con attenzione, proprio perché il cibo non è soltanto qualcosa che nutre il corpo.
Il binge eating è una modalità di gestione delle proprie emozioni.
E questo perché, attraverso il rapporto con il cibo, l’essere umano intraprende le prime esperienze di gestione di se stesso, del proprio corpo e delle proprie emozioni.
Il cibo è un tramite che mette in contatto gli esseri umani: vale per gli adulti, ma vale anche e soprattutto per i bambini, che attraverso la nutrizione scoprono il proprio corpo e quello di un’altra persona, ovvero chi se ne prende cura.
Mangiare sotto la spinta del binge eating è un modo, per l’adolescente, di riempirsi, laddove le emozioni stanno scavando un vuoto.
Potrà sorprendere, ma è una delle cose che chi soffre di binge eating ripete più spesso:
«mi sento vuoto».
Il cibo assume un significato compensatorio.
È come un’ingestione di emozioni concretizzate.
Senso di colpa, depressione, psicoterapia
Come detto, il binge eating è una modalità disfunzionale che esordisce soprattutto in adolescenza.
Parlare di adolescenza significa parlare di costruzione del futuro: Freud diceva che il bambino è il padre dell’uomo, ma questo vale anche proprio per l’adolescenza, che è la stazione di partenza dell’età adulta.
Imparare a gestire le proprie emozioni è fondamentale, perché le emozioni sono al centro di tutte le attività dell’uomo: professionali, sociali, relazionali.
Viene quindi da sé che risolvere il disturbo da binge eating può essere cruciale, e che la psicoterapia può essere il percorso in grado di intervenire nella maniera migliore sul problema.
La psicoterapia può consentire d’individuare la ragione profonda del malessere emotivo che spinge al consumo incontrollato di cibo e può, allo stesso tempo, ammorbidire il senso di colpa e il vissuto depressivo che tormentano chi è alle prese con questa condizione.
La psicoterapia in adolescenza è un processo delicato, perché per l’adolescente è difficile
- riconoscere fino in fondo la portata del problema;
- chiedere aiuto.
L’adolescente va quindi motivato a un pensiero che contempli il presente, doloroso, così come il futuro, che in caso di difficoltà emotive si prefigura doloroso altrettanto.
Interrompere il circolo vizioso che lega cibo ed emozioni è possibile, perché è possibile spezzare la catena di significati che connette il cibo alla felicità (o all’infelicità, che subentra subito dopo le abbuffate).
La psicoterapia permette d’intravedere alternative dove il destino, al contrario, sembra segnato.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova