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Cibo, veleno e antidoto…

La bulimia è un disturbo alimentare dalle caratteristiche molto complesse, e che trova terreno particolarmente fertile in adolescenza.

Comunemente, si sanno due cose su questa malattia:

  • la bulimia riguarda il rapporto col proprio corpo;
  • la bulimia riguarda il rapporto col cibo.

Corpo e cibo, nell’esplorazione della bulimia, sono senz’altro due coordinate fondamentali.

Il corpo, del resto, è anche un elemento centrale dei processi di crescita e di sviluppo che riguardano l’adolescenza.

Bulimia: caratteristiche e sintomi

Bulimia significa letteralmente fame da bue.

La bulimia è quindi una condizione di… aumento della fame?

Questa è una definizione poco precisa.

La bulimia è una condotta alimentare che alterna due fasi:

  1. regime alimentare serrato: parliamo di dieta e di esercizio fisico, che la persona sofferente di bulimia sviluppa per mantenere un peso forma adeguato e per perfezionare la propria linea;
  2. ABBUFFATE: parliamo di momenti nei quali la persona bulimica è colta dal desiderio irrefrenabile di cibo, e lo realizza senza riuscire a contenerlo, magari svuotando il frigo e/o la credenza.
    Al termine dell’abbuffata, subentra senso di colpa e sbigottimento di fronte al raptus.

L’immagine che si ha della bulimia è più legata alle abbuffate che ai tentativi di mantenere il corretto peso forma; eppure, le due condotte coesistono.

C’è, inoltre, un’altra forma di comportamento che contraddistingue la bulimia: la condotta di evacuazione.

Al termine dell’abbuffata, la persona bulimica sente di dover espellere tutte le calorie ingerite.

Per malessere fisico?

No, per senso di colpa, come accennato: la persona bulimica è incredula di fronte al fatto di aver vanificato giorni di sforzi per mantenersi in linea, e per questo prova… a rimediare.

Cosa intendiamo per “condotta di evacuazione”?

Parliamo di tre tipi di comportamento:

  • vomito autoindotto: la persona bulimica corre in bagno, s’infila due dita in gola, e butta fuori tutto ciò che ha ingerito;
  • defecazione autoindotta: la persona bulimica ricorre a lassativi per trasformare rapidamente il cibo ingerito in feci, in modo che non venga assimilato e non si trasformi in grasso corporeo;
  • attività fisica estrema: la persona bulimica prova a bruciare le calore ingerite facendosi in quattro con esercizi fisici che la sfiniscono.

Questa girandola di azioni (dieta, abbuffata, evacuazione) è tipica della bulimia e può ripetersi per mesi o anche anni, senza che la persona sia in grado di spezzarne la ruota.

La bulimia in adolescenza

Come accennato, la bulimia esordisce in adolescenza.

Ci sono varie ragioni che spiegano questo fenomeno.

Recuperiamo le coordinate che abbiamo individuato a inizio articolo: corpo e cibo.

Il corpo, in adolescenza, subisce una vera e propria metamorfosi.

Il corpo dell’adolescenza, in effetti, non è più bambino e non è ancora adulto (ma lo sta diventando).

Attraverso il corpo che cambia, l’adolescente manda dei messaggi; esprime la propria sofferenza senza ricorrere alle parole.

La possibilità di “utilizzare” il cibo in modo così caratteristico diventa, perciò, un canale di comunicazione.

Il messaggio contenuto nella bulimia in adolescenza riguarda il tema del controllo sui propri impulsi.

Diversamente dall’anoressia (con cui non va confusa), la bulimia si caratterizza proprio per l’assenza di controllo.


In questo articolo puoi trovare qualche informazione in più sull’anoressia in adolescenza:

Adolescenza e anoressia


L’abbuffata bulimica, quando si verifica, avviene al di fuori delle possibilità di gestione della persona.

Nei momenti di abbuffata, il bisogno di ingurgitare cibo sovrasta il pensiero razionale.

Questa incapacità a controllarsi si estende spesso anche ad altri impulsi: ad esempio

  • la concentrazione nello studio;
  • la capacità di resistere alla seduzione delle droghe;
  • la promiscuità sessuale.

Questa situazione di progressiva perdita di potere sulle proprie azioni rischia di sferrare un duro colpo al proprio senso di autonomia personale, in un’età, come l’adolescenza, nella quale la percezione di controllo sul proprio destino è fondamentale.

Il corpo, intanto, prende peso e lo perde, in un loop continuo che contribuisce alla sensazione di smarrimento dei propri punti di riferimento.

La psicoterapia della bulimia in adolescenza

Per intervenire, è fondamentale riconoscere la bulimia.

Suona banale, ma non lo è, perché in adolescenza è particolarmente difficile riconoscere e confessare uno stato di disagio.

La persona bulimica è una persona che si vergogna di se stessa.

Un adolescente che prova vergogna per sé non chiede aiuto, bensì, si nasconde.

Le ragioni che favoriscono l’insorgenza della bulimia sono molto profonde, e si radicano nella storia personale del singolo.

La psicoterapia indaga quelle cause, fino a risalire all’origine.

Come per ogni altra forma di sofferenza psicologica, anche per la bulimia esiste quindi una ragione personale che innesca la perdita di controllo, l’abbuffata, e più in generale, il rapporto complicato col cibo e col proprio corpo.

L’adolescente che soffre di bulimia va accompagnato

  • in un percorso di consapevolizzazione del problema;
  • in un percorso di esplorazione di ciò che risiede alla base del problema, vale a dire, del perché corpo e mente si alleano proprio su questa sintomatologia (e non su altre, come l’ansia o l’attacco di panico) per esprimere disagio.

La psicoterapia offre degli strumenti psicologici in grado

  • di riconoscere in anticipo la percezione di perdita del controllo;
  • di autocura, ovvero la capacità di monitorare il proprio stato psicofisico e di intervenire laddove si riscontrasse uno stato di bisogno.

Nel caso della bulimia in adolescenza, la psicoterapia può essere imprescindibile per restituire autostima e fiducia alla persona, e consentirgli di recuperare controllo sui propri impulsi e sui propri bisogni.

Francesco Rizzo

Psicologo Psicoterapeuta Padova

Psicologo Psicoterapeuta Padova