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«Non ho mai tempo libero…»

Non ho mai tempo libero: e se fosse l’espressione di un disagio più profondo di quanto sembri?

Nessuno ama la sensazione di non avere mai tempo per rilassarsi un po’.

Eppure, per più di qualcuno essere sempre impegnato è una sorta di regola da cui non si scappa.

Anche quando ci sarebbe l’opportunità di staccare la spina, molte persone finiscono per riempirsi comunque la giornata.

Se ne può essere più o meno consapevoli, ma spesso non ho mai tempo libero significa: scelgo di non avere tempo libero.

A parte la stanchezza che deriva da una vita sempre orientata al fare, il problema può essere un altro.

Un punto fondamentale della questione è sentire che non c’è alternativa possibile.

In altre parole, non c’è alternativa allo stare sempre in movimentofare sempre qualcosa.

E il tempo libero va riempito a ogni costo.

Perché non è possibile concedersi del tempo libero?

Essere sempre impegnati dice qualcosa di noi stessi.

Almeno, questo è quanto percepito da chi fa di tutto pur di non avere mai momenti vuoti.

Essere sempre impegnati significa valere molto

Significa essere richiesti, persino desiderati.

Non ho mai tempo libero si traduce in il mio tempo vale moltissimo.

Un tempo, potersi astenere dal lavoro era il vero status symbol.

Oggi, al contrario, si sente di dover lavorare di continuo per essere autoaffermarsi e sentirsi realizzati.

Questa impostazione finisce per “stritolare” quel tempo di qualità che sarebbe importante impiegare in attività non utili in senso produttivo.

Un hobby… o anche solo poltrire a letto, di tanto in tanto!

Non darsi mai modo di rifiatare è un po’ l’altra faccia della medaglia del sentirsi sempre stanchi.

Chi si sente sempre stanco ha, in qualche modo, lasciato spazio alla possibilità che non si può fare, fare, fare sempre…

Invece, la persona che si impone di non riposare mai, lotta forsennatamente proprio contro questo principio.

Chi si ferma è perduto.  

Ma sarà davvero così…?

Avere tempo libero significa star bene

Essere sempre attivi e vitali ha un costo.

Come accennato, parliamo di un costo innanzitutto fisico: andare sempre a mille è estremamente faticoso.

Esiste poi un rischio mentale/emotivo, che ha a che fare col senso di costrizione percepito da chi non si ferma mai.

È come se si creasse una dicotomia irriducibile tra tempo produttivo e tempo libero.

In altri termini, una rigidità che porta a non poter concepire il “tempo libero” come un’alternativa valida per stare bene.

Anche per questo, sentire una stanchezza sempre più intensa – fisica e psicologica – può essere il primo passo per accorgersi che, forse, qualcosa non va.

Allo stesso modo, sentire di avere la giusta serenità per destinare parte del proprio tempo ad attività rigeneranti è un indicatore di flessibilità mentale importante.

Potersi prendere uno spazio personale non orientato al lavoro o alla “prestazione sociale” è fondamentale, in un’ottica di benessere psicofisico continuativo.

Francesco Rizzo

Psicologo Psicoterapeuta Padova