«Mi sento sempre stanco…»
Mi sento sempre stanco è una frase che spesso fa da “anticamera” alla percezione di un malessere più profondo.
Esiste una forma di stanchezza legata al carico di impegni e di responsabilità quotidiano.
Ma esiste anche una forma di stanchezza che non sembra giustificata dalla mole di attività svolte durante il giorno.
Parliamo di un senso di fatica cronico, che si fa sentire anche nel tempo libero.
Confondere questa spossatezza emotiva con l’essere stanchi fisicamente genera due equivoci pericolosi:
- porta a cercare rimedi solo e soltanto sul piano corporeo;
- fa sentire in colpa nel momento in cui «non ho fatto niente… eppure sono così stanco!»
È corretto non scartare la possibilità che questa sensazione di mancanza di energie abbia una base fisica.
Allo stesso modo però, è necessario prendere in considerazione l’idea che la stanchezza può essere mentale, innanzitutto.
In altri termini, questa fatica cronica ha spesso a che fare con l’impossibilità a provare piacere in quello che si fa.
Qualcosa che va ben al di là dell’aspetto strettamente concreto…
Stanchezza = depressione? A volte sì
Depressione è una parola che spaventa.
Generalmente, a questo termine è associata l’idea di una tristezza invincibile, che si estende a macchia d’olio su ogni esperienza e situazione di vita.
In effetti, la depressione è una forma di tristezza… ma non sempre si esprime come tale.
La depressione mascherata, per esempio, è una tipologia depressiva che si manifesta proprio in forma di stanchezza.
Chi ne soffre, non saprebbe spiegare di preciso cos’è che li faccia sentire affaticati.
Sanno soltanto che, indipendentemente dagli impegni della giornata, avvertono una sensazione di peso e di energie azzerate.
Qualcuno, dall’esterno, più o meno esplicitamente parla di pigrizia.
Ma chi soffre di questa stanchezza apparentemente senza senso, sa bene che non si tratta di pigrizia, né di apatia.
A un esame più attento, emerge come questa fatica riguardi il gusto delle cose.
O, per dirla in parole diverse, più che stanchi si è poco desiderosi.
Si ha poca voglia di lavorare, di dedicarsi alle faccende di casa.
Allo stesso tempo, però, si ha anche poca voglia di uscire, socializzare, vedere persone nel proprio tempo libero, dedicarsi a se stessi…
Questa mancanza di voglia è percepita nel corpo come stanchezza.
In realtà, è un’inibizione del proprio desiderare:
«forse non sono stanco, è soltanto che non mi va di fare niente…»
Passare dalla convinzione che si tratti di stanchezza e basta, alla possibilità che si tratti di un’indisposizione emotiva, è il primo passo per intervenire.
Psicoterapia della stanchezza cronica
Riconoscere che esiste una ragione non concreta di questa “stanchezza” permette di prendere in considerazione strade alternative.
Una di queste è sicuramente la psicoterapia.
Intraprendere un percorso di psicoterapia è una faccenda complicata.
Lo è anche per chi avverte questa fatica cronica nel fare le cose.
Un po’ perché… la psicoterapia è un’esperienza intensa, impegnativa.
Un po’ perché, a ben vedere, non è così semplice rinunciare alla tranquillità e alla sicurezza del non fare nulla.
Può però scattare una molla quando si cominciano a intravedere le rinunce e le occasioni mancate a causa di questo disagio psicofisico.
C’è un motivo che scatena queste condizioni depressive, anche quelle mascherate: è un motivo che va individuato e “corretto”.
Può succedere che sia una combinazione di ragioni, che mette insieme elementi personali risalenti alla propria infanzia con esperienze del presente che generano insoddisfazione.
In psicoterapia, è possibile portare a galla le motivazioni profonde e quelle più manifeste, per poi individuare in che modo mitigarne l’impatto sulla propria esistenza.
Chi soffre di stanchezza depressiva finisce per considerarla un destino, e darla per scontata nella propria routine:
«Sono fatto così, che posso farci?»
La psicoterapia aiuta proprio a farci qualcosa.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova