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Adolescenza: depressione da Instagram?

È possibile, in adolescenza, inquadrare una specifica forma di depressione da Instagram?

La risposta… tende al .

In linea generale, per parlare di depressione in adolescenza occorrono delle cautele considerevoli.

Questo perché l’età adolescenziale è una stagione di vita mutevole, e il rischio è quello di “cristallizzare” delle diagnosi che possono invece essere altrettanto variabili. 

Con questo tipo di attenzione, è possibile fare accenno anche a una forma di depressione da social, in senso generale. 

Più nello specifico, quella che possiamo definire depressione da Instagram presenta una caratteristica precisa. 

Questa caratteristica riguarda il corpo.

Un’indagine di alcuni mesi fa ha messo parzialmente a fuoco questa problematica.

Una percentuale importante di adolescenti ha affermato che, quando provavano disagio per il proprio corpo, stare su Instagram acuiva quel disagio.

Ma di cosa parliamo, nello specifico, quando ci riferiamo a qualcosa come disagio per il proprio corpo?

E perché Instagram – in adolescenza ma non solo… – appare in grado di intensificarlo?

L’ideale del corpo (degli altri…)

Instagram, più di ogni altro social, mette al centro il corpo.

Per molti adolescenti, rappresenta una sorta di vetrina sulla propria vita.

Attraverso foto, stories, video più lunghi e “reel“, ragazzi e ragazze fanno mostra del proprio quotidiano.

In questa esibizione social, sono due gli aspetti che assumono crucialità:

  • l’idea che soltanto un certo tipo di vita sia “degna”: la vita delle uscite di gruppo, delle feste, spesso anche dell’ostentazione di alcol, fumo e sostanze stupefacenti;
  • l’idea che soltanto un certo tipo di corpo sia “degno”.

Entrambe queste insidiosissime convinzioni sono alimentate da una convinzione.

Caratteristiche come

  • attrattiva;
  • carisma;
  • popolarità;

sono espressione di ciò che si fa (e si mostra…) e di come si appare.

Instagram, più di ogni altro social, intensifica questo retropensiero soprattutto per quanto riguarda il corpo.

Si impone un ideale del corpo che, a ben vedere, appare irraggiungibile per molti giovani.

Molti adolescenti, su Instagram, si sentono schiaffata in faccia una realtà dolorosa:

«non sarò mai bello/a come lui/lei…»

E l’esposizione costante a qualcosa di desiderato ma inaccessibile è un carburante importante della depressione.

… e quindi? Serve una disintossicazione da Instagram? 

È molto difficile, nonché controproducente, impedire agli adolescenti di utilizzare i social.

Molta della loro vita scorre su piattaforme come Instagram, tanto che ha poco senso parlare di vita reale e vita virtuale come se fossero entità separate.

L’obiettivo non può essere quello di una totale “disintossicazione” da Instagram, o da qualunque altro social.

[Fermo restando che ormai è ampiamente dimostrato che l’uso dei social, e degli smartphone in generale, comporta reazioni nel corpo assimilabili a forme di vera e propria dipendenza…]

Piuttosto, l’obiettivo può essere quello di

  • educare a un uso meno massivo delle piattaforme social;
  • ripristinare un sano senso di “limite” tra ciò che appare e ciò che è;
  • individuare le cause profonde della depressione che si manifesta come reazione a Instagram.

L’ultimo punto è particolarmente delicato, ma anche fondamentale.

In un certo senso, risponde alla domanda

«perché alcuni adolescenti sembrano così sensibili a questo tipo di malessere… e altri no?»

La ragione sta nel fatto che qualunque espressione di disagio emotivo origina contemporaneamente

  • dalla realtà di tutti i giorni;
  • da qualcosa di più interno.

La psicoterapia può aiutare a intercettare queste “cause interne” che, intrecciandosi con la realtà concreta, mettono in moto la sofferenza emotiva.

Un adolescente che soffre per il proprio corpo, soffre per un problema di autostima; Instagram, in questo senso, diventa il catalizzatore di qualcosa che è già in atto.

Comprendere in profondità il rapporto tra l’adolescente e il proprio corpo è fondamentale per intervenire sul suo disagio.

Ben più che mettere al bando Instagram, o qualsiasi altro social. 

Francesco Rizzo

 Psicologo Psicoterapeuta Padova