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Adolescenza: depressione o tristezza?

È importante distinguere tra depressione e “tristezza”, in adolescenza così come in età adulta.

Si tratta di una differenza per niente banale: la distinzione non è sempre così immediata.

Eppure, è una discordanza sostanziale, e sapersi orientare è fondamentale per intervenire nel modo giusto.  

La depressione è una malattia.

La tristezza, al contrario, è un’emozione momentanea.

Così descritta, la diversificazione tra i due termini può suonare un po’ approssimativa.

Eppure, una differenziazione di questo tipo aiuta a sgomberare il campo dagli equivoci.

Intanto, si può dire che la transitorietà del malessere è una prima “bussola” per orientarsi.

Forme di malinconia o di sconforto possono essere temporanee: la vita impone delusioni e sofferenze… più spesso di quanto ci piaccia.

È vero per l’età adulta, ed è vero altrettanto per l’adolescenza.

In questo senso, è del tutto normale attraversare momenti di dispiacere, o persino di disperazione.

Possiamo dire quindi che la depressione è una sorta di cristallizzazione di questo malumore.

Questo irrigidimento ha due conseguenze:

  • rende più difficile uscirne;
  • compromette in maniera consistente il “funzionamento” quotidiano di chi ne soffre.

La depressione in adolescenza condiziona senza dubbio il presente.

Ma rappresenta anche un fattore di rischio considerevole a lungo termine, per quanto riguarda il benessere e la realizzazione futuri dell’adolescente. 

Insomma, depressione e tristezza sono due esperienze diverse, ma la prima può innescarsi a partire dalla seconda.

È un dettaglio importante da tenere a mente, perché permette di non sottovalutare mai la “semplice” tristezza.

Com’è fatta la depressione in adolescenza?

Esistono esperienze, come un lutto o una separazione, che innescano una condizione di profonda tristezza.

Questa tristezza può concretizzarsi

  • nel cosiddetto senso di vuoto;
  • in un abbassamento del livello di energie;
  • in una progressiva irritabilità d’umore;
  • nella mancanza di motivazione a fare le cose.

Se persistente, questa forma di tristezza può, a ragione, essere chiamata depressione.

In adolescenza, il fenomeno è ancora più complesso da inquadrare.

Indicatori di un malessere depressivo in questa fase di vita possono essere:

Si può parlare, in questi casi, di  depressione mascherata: una forma di disagio depressivo che non si presenta semplicemente come tristezza.

Manifestazioni di disagio in adolescenza e psicoterapia

Da questa parziale descrizione dei fatti, è evidente come possa essere complicato distinguere tra depressione e tristezza.

È però una distinzione fondamentale proprio perché consente di orientarsi in maniera appropriata nella risoluzione del malessere.

La psicoterapia è il modo migliore per

  • differenziare un disagio passeggero dalla vera e propria condizione di malattia;
  • individuare le cause profonde della depressione (quelle cause che non hanno a che fare con qualcosa che è successo nella realtà concreta…).

Tanto delle manifestazioni di tristezza – come ad esempio il pianto cronico – tanto delle manifestazioni “mascherate” possono mettere in guardia un genitore. 

Per capire se un adolescente è depresso è quindi necessaria innanzitutto una riflessione più profonda sulle sue manifestazioni.

Questa comprensione può passare per il dialogo, anche quando è sfilacciato e reso difficile dalle risposte del figlio.

Un altro elemento da tenere in considerazione riguarda le tempistiche delle manifestazioni.

Trasformazioni repentine del comportamento sono da attenzionare con particolare cura, perché possono essere l’indicatore di una difficoltà che comincia a farsi sentire.

Francesco Rizzo

 Psicologo Psicoterapeuta Padova