Depressione mascherata in adolescenza
In adolescenza, la depressione è un fenomeno particolarmente complesso da inquadrare.
Formulare diagnosi psicologiche o psichiatriche, in un’età così mutevole, è di per sé un’operazione rischiosa.
Nello specifico della depressione, occorrono cautele ancora più stringenti.
A grandi linee, si può dire che la depressione è una condizione di disagio emotivo multiforme.
E l’adolescenza può esserne una formidabile incubatrice.
Indicatori di un malessere depressivo in questa fase di vita possono essere:
- l’apatia;
- la rabbia (apparentemente) immotivata;
- un calo improvviso del rendimento scolastico;
- atti di autolesionismo;
- l’utilizzo smodato di videogame e/o dello smartphone;
- comportamenti “particolari” sul piano alimentare (restrizioni e diete rigide, o al contrario, episodi di abbuffate).
Parlare di depressione mascherata – anche in età adulta – significa quindi parlare di una forma di depressione che non si presenta così come ce la si aspetta.
Ovvero, non arriva con quel senso di tristezza profondissima così caratteristico della depressione.
La depressione mascherata è una forma di comunicazione
Mettere a fuoco l’esistenza di una depressione mascherata, in adolescenza, è particolarmente importante.
Innanzitutto, mette al riparo da equivoci frustranti (e rischiosi).
Comportamenti come l’apatia, o la rabbia, o situazioni di calo del rendimento scolastico, possono essere esperienze esasperanti per un genitore.
Il pericolo di fraintendimento, in casi come questo, riguarda un’erronea attribuzione di responsabilità.
La tendenza può essere quella di pensare che il proprio figlio
- non si impegni abbastanza;
- sia provocatorio per scelta («ci gode, a farci perdere la pazienza!»);
- ricerchi attenzioni come forma di capriccio.
Non intercettare il malessere che risiede al di sotto di queste manifestazioni finisce per portare fuori strada.
La conseguenza è una conflittualità, a volte più evidente e a volte più “sotterranea”, che inasprisce il disagio.
Attraverso i suoi comportamenti, l’adolescente comunica una sofferenza che però avverte come inascoltata.
Questo cortocircuito comunicativo rinforza gli stessi atteggiamenti adottati per farsi sentire, in un loop infinito.
Come capire se un adolescente è depresso (anche in forma mascherata)
In linea generale, può valere un’indicazione di massima:
qualsiasi comportamento “particolare”, in adolescenza ma non solo, è segnale di una difficoltà interna.
C’è un motivo se la depressione si… maschera.
È una manovra difensiva: le condotte messe in campo proteggono l’adolescente dall’irrompere di sentimenti dolorosissimi.
Attraverso il “camuffamento”, è come se la depressione alleggerisse il carico.
Inoltre, la depressione si fa più concreta se diventa un comportamento.
Non c’è niente di più sfuggente, e difficilmente descrivibile, del vissuto depressivo.
Rabbia, stanchezza cronica, anoressia o bulimia, offrono una sponda più “maneggiabile”.
Per capire se un adolescente è depresso è quindi necessaria innanzitutto una riflessione più profonda sulle sue manifestazioni.
Questa comprensione può passare per il dialogo, anche quando è sfilacciato e reso difficile dalle risposte del figlio.
Un altro elemento da tenere in considerazione riguarda le tempistiche delle manifestazioni.
Trasformazioni repentine del comportamento sono da attenzionare con particolare cura, perché possono essere l’indicatore di una difficoltà che comincia a farsi sentire.
E perché proprio adesso?
È una domanda a cui non è possibile dare una risposta universale.
Come detto, l’adolescenza è una stagione della vita di per sé mutevole.
Ciascuno vive fasi ed esperienze personali che vanno analizzate nella loro specificità.
Una delusione sentimentale, un episodio di bullismo, una difficoltà percepita in famiglia…
Sono tutte situazioni che possono innescare reazioni diverse in adolescenti diversi.
Un esame approfondito e “personalizzato” di queste dinamiche è possibile grazie alla psicoterapia.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova