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Adolescenza: autolesionismo e depressione
Adolescenza e autolesionismo – Padova – Dott. Francesco Rizzo Psicologo

In adolescenza, atti di autolesionismo e depressione possono combinarsi in un mix molto pericoloso.

Concepire l’esistenza di comportamenti e condizioni pericolose come l’autolesionismo o la depressione non è semplice.

Non lo è perché, in entrambi i casi, parliamo di veri e propri attacchi al benessere personale.  

Immaginare queste forme di disagio a carico di una fase di vita come l’adolescenza è ancora più impressionante.

D’altro canto, i dati parlano chiaro, e testimoniano negli ultimi anni

  • un aumento considerevole delle condotte autolesionistiche tra i giovani, in particolar modo nel biennio pandemico
  • una moltiplicazione di domande di cura (nel pubblico e/o nel privato) che riguardano fasi depressive o depressioni nel senso più pieno del termine. 

Per tracciare una linea preliminare di demarcazione tra autolesionismo e depressione, possiamo dire che

  • l’autolesionismo è un atto, che origina da una condizione di malessere emotivo;
  • la depressione è uno stato, che produce sintomi a carico delle emozioni, del pensiero e del comportamento.

Episodi di autolesionismo possono quindi prodursi a partire da una condizione di depressione. 

In adolescenza, per molti giovani le pratiche autolesionistiche si trasformano in una “soluzione” (la virgoletta è d’obbligo).

Ma cosa si intende per soluzione autolesionistica

E qual è il suo legame con la depressione?

Quando il dolore “esteriore” sostituisce il dolore “interiore”

Quasi tutti gli adolescenti che praticano, o hanno praticato autolesionismo, raccontano un’esperienza comune:

«il dolore del corpo zittisce il dolore emotivo».

Può senza dubbio sembrare sorprendente a chi non ha dimestichezza con la materia.

La soluzione autolesionistica sta però in questa “sostituzione”.

L’adolescente scopre che procurarsi del male fisico sembra mettere a tacere il malessere interiore.

Si tratta, naturalmente, di un avvicendamento del tutto temporaneo, e molto insidioso per la salute complessiva dell’adolescente.

La depressione (in adolescenza e non solo) è una tra le fonti di dolore emotivo più consistente.

Ma è un dolore che scava dentro.

Vale a dire, è una situazione di malessere che non trova un canale d’espressione, il più delle volte. 

La sensazione di dolore corporeo, persino la fuoriuscita di sangue, danno all’adolescente l’impressione di

  • poter “espellere” la sofferenza al di fuori;
  • riuscire a controllare la sofferenza, come se si disponesse di una valvola di sfiato, un tasto on/off.

Questo rovesciamento da una posizione di dolore passivo a una posizione di dolore attivo assume sembianze pericolosamente allettanti.

L’autolesionismo, ovviamente, non si riduce solo alla depressione.

E vale anche il contrario: non tutte le depressioni si traducono in comportamenti autolesionistici.

Ma è bene possedere questa chiave di lettura, che consente di osservare le potenziali relazioni tra autolesionismo e depressione in adolescenza. 

La psicoterapia della depressione (e dell’autolesionismo)

Un genitore può accorgersi del malessere manifestato dal proprio figlio.

Sia che si tratti di un dolore più “represso”, come la depressione, sia che si tratti di un dolore più “manifesto”, come succede nell’autolesionismo.

In entrambi i casi, il ricorso alla psicoterapia può diventare una risorsa preziosa.

La psicoterapia in adolescenza:

  • può intercettare e “tamponare” nell’immediato la sofferenza emotiva, che spesso non trova canali di sfogo o ne trova di inadeguati;
  • fa luce sui meccanismi non evidenti di questa sofferenza emotiva.

Il caso dell’autolesionismo, quando originato da una condizione depressiva, è ancora più specifico. 

Come accennato, in alcuni casi l’autolesionismo può essere considerato una forma di sintomo depressivo. 

È necessario, in queste circostanze, lavorare su entrambi i fronti.

Nel concreto, significa

  • a breve termine, cercare di ottenere una diminuzione – se non un azzeramento – degli episodi di autolesionismo;
  • a più lungo termine, addentrarsi nelle origini profonde della depressione che genera autolesionismo (e non solo).

In altri termini, la psicoterapia è uno strumento che lavora contemporaneamente sugli effetti e sulle cause del malessere psicologico

L’autolesionismo è una condizione di minaccia al benessere in un senso “evidente”.

Anche la depressione, però, si accompagna a una serie di rischi considerevoli, dall’impedimento delle interazioni sociali al pericolo suicidario

Intervenire per tempo, e nelle modalità più appropriate, può fare la differenza e riconsegnare all’adolescente un’aspettativa di vita incoraggiante.

Francesco Rizzo

 Psicologo Psicoterapeuta Padova