Genitori in ansia per i voti dei figli
Per un adolescente, la scuola è uno dei luoghi principali di “turbamento“.
In adolescenza, infatti, s’intensifica il senso di valore attribuito alla performance personale.
Gli studenti avvertono maggiore pressione, rispetto alla scuola elementare e alla scuola media.
Si tratta di un senso di pressione che è allo stesso tempo interno ed esterno:
- interno perché l’adolescente è il primo (severo) giudice di se stesso;
- esterno perché l’input all’impegno e allo studio arriva costantemente anche dagli insegnanti e dai genitori.
Per questo, l’adolescenza è una fase particolarmente propizia per l’insorgenza della cosiddetta ansia scolastica.
Ma non sono soltanto i figli a vivere con apprensione la scuola.
A ben vedere, esiste una forma d’ansia piuttosto diffusa anche tra i genitori.
Si tratta di un’ansia che quasi sempre s’incardina sul tema dei voti a scuola.
Con l’arrivo delle pagelle e delle prime valutazioni ufficiali, i voti diventano spesso oggetto di disputa.
Perché i voti diventano tanto spesso motivo di scontro tra genitori e figli?
Cosa significa un brutto voto… per un genitore
Innanzitutto, il “brutto voto” a scuola è un’esperienza dolorosa per lo studente.
L’adolescenza è una stagione della vita in cui il confronto con gli altri si fa particolarmente importante.
Per molti ragazzi, ricevere dei voti negativi significa ricevere delle stroncature a livello personale.
Vale a dire: l’adolescente finisce per sentirsi giudicato come persona, e non come studente.
Può accadere qualcosa di molto simile anche ai genitori in ansia per i voti dei figli.
Le difficoltà scolastiche possono essere percepite (e in questo non si sbaglia) come delle difficoltà personali.
Succede, perciò, che anche il genitore finisce per sentirsi in qualche modo (mal)giudicato.
Intorno alla scuola, e quindi ai voti, orbita un’ansia relazionale.
Un’ansia, cioè, che ha a che fare con il rapporto genitori-figli.
È un po’ come se la scuola e i voti fossero un elemento di esperienza comune, pur vissuto da prospettive differenti.
L’ansia genitoriale riguarda allo stesso tempo
- il dolore imposto dalla sensazione che il proprio figlio sia in difficoltà;
- il malessere più sottile legato alla convinzione che ci sia una propria colpa in queste difficoltà;
- l’inquietudine per il futuro del proprio figlio.
Questa combinazione di preoccupazioni coinvolge qualsiasi genitore.
L’ansia per i voti rappresenta quindi una sorta di sponda concreta per esprimere questa angoscia:
Sono in ansia per i tuoi voti = sono in ansia per te…
Attraverso la prestazione scolastica, si crea un canale di contatto tra genitori e figli.
Questo contatto, tuttavia, assume una connotazione di conflitto.
L’adolescente, infatti, ci tiene molto a salvaguardare la propria autonomia:
«i voti che prendo sono affar mio…!»
Dal canto loro, i genitori sentono legittimamente impossibile non interessarsi al rendimento scolastico e al benessere del proprio figlio.
Preoccupazione genitoriale e psicoterapia
C’è un limite oltre il quale l’ansia per i voti può rendersi piuttosto controproducente.
È normale che essere in agitazione per il presente e per il futuro di un figlio possa generare delle reazioni molto attive.
Il problema s’impone quando l’ansia suggerisce risposte troppo drastiche.
L’ansia impedisce di pensare, e spinge piuttosto a cercare soluzioni affrettate.
In questo caso, per quanto difficile, occorre fermarsi e pensare alla propria ansia per i voti dei figli (e tutto ciò che ci gira intorno).
Riflettere sul proprio stato di agitazione consente di concentrare le proprie energie mentali anche su se stessi, e non solo sul figlio.
Si tratta di un passaggio fondamentale, perché permette di distinguere un’ansia “concreta” da un’ansia che, invece, è più “personale”.
La radice dell’inquietudine per un figlio è senza dubbio l’amore per lui.
La forma in cui quest’amore si esprime dipende
- dalla persona che si è;
- dalle proprie esperienze di vita, che danno un indirizzo al proprio modo di amare;
- dal momento attuale che si sta vivendo.
È fondamentale che un genitore (e sappiamo che fare il papà o la mamma è il mestiere più difficile del mondo…) possa prendersi un suo spazio personale per riflettere su tutto questo.
Poter concepire l’ansia per i voti anche come una propria, specifica difficoltà, può aiutare tanto il genitore quanto il figlio stesso.
Per questo, la psicoterapia si rivolge anche ai genitori.
La possibilità di intraprendere un percorso di terapia come genitore permette di… vederci più chiaro.
Ovvero, di distinguere tra una motivazione personale all’ansia e una spiegazione che invece si cala nella realtà delle cose.
Poter lavorare sulla propria immagine di genitore può essere fondamentale per risolvere angosce e questioni personali che incidono sulla cura dei figli.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova