Adolescenza: «mio figlio è viziato…»
Che cosa implica il sentire di avere un… figlio viziato?
Senza dubbio, “viziato” è un’etichetta che contiene un’accezione piuttosto negativa.
In adolescenza ma non solo, essere viziati vuol dire
- volerla avere sempre vinta;
- sentire di avere dei diritti in grado d’imporsi su quelli degli altri.
A proseguire in questo articolo, vedremo più in dettaglio il significato profondo di queste caratteristiche.
Intanto, è bene focalizzare meglio la questione in senso generale.
Ovviamente, la “viziatura” di un figlio coinvolge anche i genitori.
Poiché nessuno nasce viziato, è idea comune che un’educazione troppo permissiva possa produrre una certa… tendenza al capriccio.
NOTA BENE: quanto appena detto non è affatto una forma di giudizio.
Al contrario, è una constatazione neutra che consente di inquadrare alcuni, importanti elementi del problema.
In questo articolo, e in generale in psicologia e in psicoterapia, non esistono forme di giudizio, ma soltanto argomentazioni che provano a spiegare determinati comportamenti.
Le ragioni di questo tipo di educazione possono essere molteplici.
Tutte, però, orbitano intorno a un nucleo centrale che riguarda proprio una certa tipologia dell’essere genitori.
Infatti, il più delle volte un genitore permissivo è un genitore che si sente in colpa.
La frustrante sensazione di avere delle colpe, nei confronti del figlio, scatena una reazione di compensazione.
Questa reazione può concretizzarsi in concessioni e privilegi fortemente accentuati, nel tentativo di farsi perdonare qualcosa.
Esempi possono essere
- acconsentire sempre a domande di acquisti costosi (abbigliamento, cellulare…);
- assecondare trasgressioni alle regole stabilite (es. il coprifuoco alla sera);
- chiudere un occhio di fronte alla svogliatezza scolastica.
In adolescenza, le richieste di un figlio – sia quelle “concrete” sia quelle più emotive – possono farsi particolarmente pressanti.
Non c’è quindi nulla di strano in una risposta che tende a soddisfare queste esigenze espresse dal figlio.
Adolescenti viziati: qual è il rischio?
Si possono individuare due ordini di rischio.
Il primo riguarda motivazioni che impattano nell’immediato.
Invece, il secondo ha a che fare con questioni anche più profonde e durature.
Partiamo dal principio.
Un figlio viziato è un figlio che sente di avere potere sui genitori.
Questa è una condizione rischiosa per due ragioni:
- espone il ragazzo a una sensazione di controllo sul mondo più grande di quanto sia in effetti;
- espone i genitori alla difficoltà di trattare, di negoziare col proprio figlio.
Si tratta di una combinazione di elementi pericolosa per l’equilibrio della relazione familiare.
Il costante braccio di ferro tra richieste dei figli e risposte dei genitori può creare un clima incandescente.
Quest’atmosfera di scontro, più o meno esplicito, non fa che generare incomunicabilità e intermittenze nei rapporti.
I genitori possono sentirsi in un fuoco incrociato.
Da una parte, la necessità di fissare delle norme di comportamento.
Dall’altra, il senso di pressione ad accontentare il figlio, in nome del senso di colpa.
Ma c’è anche dell’altro.
Un figlio viziato vive la propria adolescenza con la convinzione che tutto gli sia dovuto.
Un’impostazione di pensiero piuttosto deleteria per le sue relazioni future.
Sia che si tratti di lavoro, sia che si tratti di rapporti personali.
La costante assenza di frustrazioni finisce per non equipaggiare a dovere l’adolescente, futuro adulto.
In effetti, la condiscendenza genitoriale può avere anche questo obiettivo inconsapevole: rendere facile la vita del proprio figlio.
Anche in questo caso, parliamo di un’azione involontaria che si spiega con la sensazione di essere in debito con i figli.
Magari, perché si crede di essere genitori un po’ assenti.
Oppure, perché per ragioni molto personali, si sente che l’unico modo per guadagnarsi l’affetto del figlio è essere elargitivi sempre.
Genitori: quand’è che conviene chiedere aiuto?
Il risultato di questa interazione è una sorta di alleanza inconsapevole.
Al figlio sta bene ricevere questa forma di trattamento privilegiato.
Del resto, in infanzia e in adolescenza, la sensazione di avere potere sui genitori è straordinariamente allettante.
Al genitore, altrettanto, sta bene “coccolare” in questo modo il proprio figlio.
Il campanello d’allarme più intenso può suonare quando ci si rende conto che l’ostinazione del figlio nel chiedere qualcosa è tale da non lasciare spazio a nessun ragionamento alternativo.
È quindi necessario chiedere aiuto alla psicoterapia quando si matura l’impressione che ogni comunicazione sia impossibile.
D’altro canto, un figlio viziato è un figlio che sta esprimendo un bisogno non trasmissibile, secondo lui, in altro modo.
Trovare un modo per confrontarsi più sereno diventa davvero necessario.
Perché la psicoterapia?
Anche in questo caso, conviene effettuare una precisazione importante.
Quando si tratta di rapporti tra genitori e figli, la psicoterapia può rivolgersi a entrambi ed essere molto proficua.
Nonostante possano esserci delle comprensibili resistenze alla terapia, l’adolescenza è una fase di vita molto ricettiva al cambiamento.
Altrettanto, la genitorialità è una funzione allo stesso tempo complessa e in grado di trasformarsi.
Un figlio viziato è innanzitutto un problema di relazione e di comunicazione.
Poter lavorare su entrambi i poli, di questa comunicazione, è la strada più vincente.
In particolare, intraprendere un percorso di psicoterapia come genitore consente di comprendere e modificare le proprie risposte disfunzionali di fronte agli atteggiamenti del figlio.
Il valore della psicoterapia sta proprio nella comprensione delle cause profonde e personali che interferiscono nelle relazioni.
Modificare la base dei rapporti in famiglia è un’opportunità enorme per modificarne i comportamenti.
Rendersi conto che esiste un problema di scambi e interazioni col proprio figlio è un passo importante, ma è solo il primo.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova