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L’adolescenza genera rabbia?

La risposta… potrebbe essere sì.

Ovviamente, la questione va affrontata con cura.

Tanto per cominciare, una puntualizzazione: l’adolescenza è una stagione della vita attraversata (anche!) dalla rabbia.

Ma rabbia non è da intendersi necessariamente in un’accezione negativa.

Parliamo infatti di un’emozione che esorta a una certa vitalità.

Essere un adolescente arrabbiato è certamente frustrante, eppure la rabbia è un motore importante per l’affermazione di sé.

Rabbia, quindi, potrebbe essere tradotta come aggressività nel senso di combattivitàimpeto.

Caratteristiche funzionali alla possibilità di agire nel mondo e nella realtà: chi è arrabbiato lotta per i propri diritti.

Adolescenza arrabbiata: perché?

L’adolescente sente dentro di sé il bisogno di poter decidere della propria vita.

Non più bambino, percepisce una sorta di espansione delle proprie capacità e dei propri diritti

Allo stesso tempo, però, intuisce anche che esiste un limite a ciò che può fare.

Questa consapevolezza genera un sentimento ostile:

«Vorrei fare più di quel che posso!»

E per un ragazzo, il senso del limite è incarnato dai genitori.  

I genitori, dal canto loro, ci tengono (a ragione) a mantenere questo status.

È un contrasto che, fisiologicamente, genera incomprensioni e litigi

Possiamo immaginarlo come un metaforico braccio di ferro, oppure un tiro alla fune.

Da una parte l’adolescente, che accampa diritti e… mostra i muscoli.

Dall’altra parte, i genitori che hanno buone ragioni per difendere i loro no.

Come gestire la rabbia in famiglia

Di sicuro, provare irritazione nei confronti di un figlio è un’esperienza dolorosa.

È normale che un figlio possa produrre nei genitori delle risposte di rabbia.

Eppure, molto spesso un genitore non si perdona una reazione rabbiosa verso il proprio figlio adolescente.

Se ci si preoccupa della propria contro-aggressivitàbisogna innanzitutto ragionare su due fatti incontrovertibili:

  • la rabbia è un’esperienza umana universale;
  • si può provare rabbia nel momento in cui chi ci sta di fronte esprime un punto di vista diverso dal nostro.

Sentire tensione e stress relazionale nei rapporti con il proprio figlio adolescente è “normale” perché frutto di una comprensibile distanza di posizioni.

Allo stesso tempo, però, è bene interrogare la propria rabbia

Vale a dire, può essere utile comprendere più a fondo le motivazioni che scatenano questa rabbia. 

Al di là dell’episodio di litigio “diretto”, la rabbia ha sempre una ragione più nascosta.

Un esempio: provare risentimento perché un figlio

  • risponde male sistematicamente;  
  • trasgredisce le regole (es. limite orario notturno entro il quale deve rincasare);
  • prende brutti voti a scuola
  • si lascia andare a comportamenti pericolosi per se stesso e/o per gli altri;

fa tutta la differenza del mondo.

Focalizzare meglio queste motivazioni permette di “distendere” i rapporti, perché aiuta a vedere dove finisce la “responsabilità” del figlio e dove inizia la “responsabilità” del genitore.

È bene poter fare chiarezza (e non colpevolizzarsi!) su ciò che ispira rabbia, perché è il primo passo per modificare la situazione.

La rabbia è un’emozione che fa parte della vita.

Sentire che la propria è eccessiva, o immotivata, può però far suonare il proverbiale campanello d’allarme.

In casi del genere può essere opportuno chiedere l’aiuto di un professionista e intraprendere un percorso di psicoterapia che aiuti a comprendere la natura profonda di questa rabbia. 

Francesco Rizzo

 Psicologo Psicoterapeuta Padova