OnlyFans: adolescenza in vendita?
OnlyFans è un social network relativamente “giovane”, che a partire da marzo 2020 ha fatto riportare un aumento del 75% delle iscrizioni.
Una tendenza che sembra destinata a confermarsi, visto che tuttora OnlyFans è tra le app più scaricate e frequentate.
Ma come funziona questo social?
OnlyFans è una piattaforma nella quale le persone possono pagare per i contenuti (foto e video, live streaming) tramite un abbonamento mensile.
Gran parte dei contenuti sono realizzati e pubblicati da youtuber, al fine di monetizzare la loro professione. OnlyFans ha in effetti in comune com YouTube proprio la possibilità offerta di condividere video (quindi, di condividere se stessi) e diffonderli sul web.
Perché può essere importante parlare di OnlyFans a proposito di adolescenza?
Secondo la politica di questa app, per potersi iscrivere gli utenti devono avere almeno 18 anni.
Tuttavia, da quando la piattaforma esiste e in particolare nell’ultimo anno, si è registrato un boom di iscrizioni di minorenni (adolescenti, ma anche preadolescenti) che hanno aggirato la norma sul limite minimo di età.
Di recente, un documentario della BBC (#Nudes4Sale) si è occupato di approfondire la questione; in particolare, ha indagato sull’aumento della vendita di “contenuti espliciti” da parte di adolescenti (non solo su OnlyFans, ma anche su altre piattaforme, come ad esempio Snapchat Premium).
Il documentario ha fatto luce su un dato preoccupante: fino a un terzo degli utenti di Twitter che pubblicizzano contenuti sessuali con hashtag “nudes4sale” o “buymynudes” ha meno di 18 anni.
Il trend è in costante aumento anche proprio su OnlyFans, che si sta imponendo come la app più sfruttata per la condivisione di materiale pornografico autoprodotto.
Insomma, un numero crescente di minorenni utilizza questo social per vendere immagino e video di nudi, in cambio di denaro o regali.
Perché un adolescente è tentato da queste forme di esibizionismo?
Verrebbe facile rispondere che la prospettiva di un guadagno facile è una motivazione di per sé importante.
Ma è bene ragionare con più profondità sulle implicazioni di questo tipo di “commercio” del proprio corpo.
In prima battuta, è necessario sottolineare che in adolescenza la percezione del rischio è di gran lunga minore che in età adulta.
Può sembrare una banalità; eppure, applicare questa notazione all’utilizzo di OnlyFans da parte dei più giovani dà già un’indicazione in più:
un adolescente può “normalizzare” il valore e le conseguenze di un gesto come quello di vendere le proprie foto o i propri video di nudo.
È una questione particolarmente spinosa: questa forma di normalizzazione è soltanto un atteggiamento di facciata che il minore si autoimpone per darsi un via libera.
Un via libera che lo tiene mentalmente (apparentemente…) al riparo dal rischio di percepire la propria intimità alla totale mercé degli altri.
Insomma, a ben vedere questa normalizzazione è solo una stampella piuttosto sbilenca: l’equilibrio emotivo e identitario del ragazzo è in pericolo nel momento in cui condivide parti di sé così personali come il proprio corpo.
La si può considerare anche una forma di dissociazione cognitiva: una parte della mente del ragazzo normalizza la faccenda, ma un’altra continua a coglierne il valore potenzialmente destrutturante.
Vale a dire: una parte agisce, l’altra soffre.
Un altro elemento da tenere in considerazione riguarda il piacere dell’esibizionismo.
Autostima personale e social, in adolescenza, possono viaggiare a braccetto.
In particolare, un certo tipo di condivisione di sé è percepito dal giovane come uno strumento per guadagnarsi l’amore e l’approvazione da parte degli altri.
Ricevere apprezzamenti, o persino soldi e regali, diventa per l’adolescente un modo per rassicurarsi sul proprio valore personale.
«Mi vendo perché così ho la dimostrazione concreta di essere attraente per le altre persone.»
Questa forma distorta di ricerca di conferme dall’esterno incide notevolmente sulla normalizzazione già descritta qualche riga più su.
Come proteggere un figlio adolescente dai rischi social
Partiamo dal presupposto che un ragazzo giovane, presumibilmente, conosce più di un modo per aggirare le norme che app come OnlyFans impongono all’ingresso.
Poter parlare di questi “pericoli social” è però già un primo passo per tenere al riparo il proprio figlio.
Avere un rapporto franco col proprio figlio adolescente non è così facile.
In adolescenza, del resto, è difficile sentire di poter condividere questioni personali e delicate con i propri genitori.
Uno dei motivi principali di questa difficoltà è la paura del giudizio:
«se parlo di questa cosa ai miei genitori, non faccio altro che attirarmi un rimprovero.»
Parlare con il proprio figlio significa, invece, costruire con lui un canale di dialogo.
Anche soltanto poter domandare al ragazzo, con curiosità e interesse sinceri, cosa conosce lui di questi social, è diverso dal dire qualcosa del tipo tu non sei iscritto vero? Tu non faresti mai una cosa del genere, vero?
È necessario mettere l’adolescente nella posizione di potersi aprire, di poter parlare di ciò che sa ma anche (soprattutto!) di ciò che pensa e di ciò che sente al riguardo di questi comportamenti.
Attraverso la realizzazione di un clima non giudicante, al figlio viene trasmesso un messaggio del tipo
«non è nostra intenzione rimproverarti o punirti: siamo preoccupati che tu stia bene.»
Tenere al riparo l’adolescenza dai rischi social è quindi più una questione di prevenzione che di intervento diretto.
È importante analizzare con il ragazzo rischi e pericoli di un certo tipo di utilizzo dei social, approfondendo con lui la questione piuttosto che “bacchettandolo”.
Allo stesso tempo, è importante dimostrare comprensione e rispetto nei confronti del “bisogno” descritto dagli adolescenti di utilizzare i social network.
Potersi porre come “alleato esperto”, invece che come “oppositore”, può fluidificare il dialogo e contribuire a far sentire il ragazzo come al centro di un’attenzione affettuosa, invece che giudicante.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova