Da dove arriva questa pressione?
Sento troppa pressione su di me, oppure ho troppe pressioni addosso.
Sono frasi che, nella stanza di psicoterapia, succede di ascoltare spesso.
Il senso di pressione, generalmente, ha due fonti potenziali:
- una fonte esterna: i genitori, il capo, la famiglia, le incombenze di gestione quotidiana…;
- una fonte interna: vale a dire, se stessi;
- una fonte interna-esterna: è il caso di richieste apparentemente banali (es.: un gruppo di amici che ci chiede di uscire alla sera), alle quali non si sente di poter dire no.
Spesso le motivazioni esterne non sono disgiunte da quelle interne.
Anzi, le pressioni della realtà si combinano a quelle “interiori”.
Esiste un’attitudine alla pressione.
Vale a dire: esiste una certa “predisposizione” ad avvertire urgenza intorno a sé.
La vita di tutti i giorni impone di continuo prove ed esami.
Qualcuno sente di poter affrontare queste sfide con serenità.
Per qualcun altro, qualsiasi dovere diventa generatore di stress e di pressione.
Da cosa dipende la propensione alla pressione?
Una certa tendenza a sentire pressione su di sé dipende principalmente da un fattore:
quanto percepiamo importanti le richieste che arrivano dall’esterno?
La richiesta di cui sopra può essere
- una mansione impartita dal capo al lavoro;
- un esame universitario;
- l’accudimento di un caro sofferente;
- l’autoconvinzione di dover essere sempre perfetti;
e così via.
Il punto è:
la nostra autostima dipende dalle risposte che offriamo alle richieste esterne?
Per molti, la risposta è: DECISAMENTE SÌ.
L’autostima è la caratteristica alla base della “vocazione” a sentirsi sempre in prestazione.
Per molti, la posta in palio di una specifica richiesta esterna non è legata allo svolgimento di quel compito:
Essere perfetti è l’unico modo per poter credere di valere qualcosa.
È un’aspettativa autoimposta, ed è particolarmente pesante.
Vivere con questa convinzione significa non potersi mai rilassare.
O in altri termini, significa non poter mai sbagliare.
In gioco c’è la considerazione che si ha di se stessi.
Per qualcuno, l’unico valore che conta davvero.
Senso di pressione e psicoterapia
Le persone che sentono su di sé questa costrizione alla pressione possono trovare sollievo nella psicoterapia.
I motivi sono duplici:
- nell’immediato, la psicoterapia offre uno spazio in cui poter essere se stessi al di là della prestazione;
- a lungo termine, consente d’individuare la radice profonda dell’attitudine alla pressione.
C’è un motivo se l’autostima personale è così dipendente da quello che si fa, invece che da quello che si é.
Un motivo che affonda nella storia soggettiva di ciascuno.
Arrivare a questa ragione interiore è un passo fondamentale per “smontare” questa impostazione, così pesante da sostenere.
Il lavoro in psicoterapia si orienta su una progressiva riacquisizione di se stessi.
Qualcosa che a parole sembra fumoso, ma che in realtà è il nucleo fondamentale del benessere emotivo.
Potersi sentire bene al di là di come vanno le cose è una chiave fondamentale per vivere con positività la vita.
Allentare il senso di pressione interno attraverso una ristrutturazione del senso percepito nelle cose è l’obiettivo della psicoterapia.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova