«Perché provo invidia per gli altri?»
Provare invidia è uno dei sentimenti più temuti dalle persone.
È difficile che le si attribuisca un carattere positivo.
Piuttosto, all’invidia si guarda come a un’emozione sgradevole:
- che la si guardi negli altri;
- che la si guardi in se stessi.
Cos’è che rende il sentimento dell’invidia così “minaccioso”?
Innanzitutto, la percezione di un desiderio impossibile:
invidiare significa ambire a qualcosa che si sente non facilmente raggiungibile.
Il desiderio che ispira l’invidia non suona come impossibile di per sé.
Suona impossibile per la persona che lo prova: qualcuno, lì fuori, possiede quella cosa.
Può trattarsi
- di una caratteristica fisica;
- di ricchezza;
- di un attributo di personalità;
- di un ascendente sulle altre persone;
e così via.
Fatto sta che l’osservazione negli altri di quel qualcosa genera un’insoddisfazione ancora più accentuata.
Un altro motivo che rende l’invidia così disdegnata riguarda la socialità.
Provare invidia fa sentire mal giudicati.
È come se a questo sentimento venisse appiccicata su un’etichetta di meschinità.
Invidiare significa voler stare bene
C’è un fraintendimento alla base dell’ostilità nei confronti del sentimento d’invidia.
Invidiare non significa desiderare di “rubare“ la felicità altrui.
Invidiare significa desiderare la stessa felicità vista negli altri.
Un sentimento, insomma, che non ha a che vedere con chi ci sta intorno.
Ciò che è doloroso, dell’invidia, è invece la sensazione di mancanza personale.
Ed è questa sensazione che deve far scattare un campanello d’allarme.
Non c’è da sentirsi indegni, o cattivi, nell’invidiare il benessere degli altri.
Piuttosto, c’è da intervenire sul senso profondo di questa mancanza di benessere.
Invidia e spinta al cambiamento personale
Cambiare se stessi è un processo complicato.
Sia che si tratti di cambiamenti corporei (es. iniziare una dieta, iscriversi in palestra…), sia che si tratti di cambiamenti caratteriali.
Intanto, però, l’invidia sta lì proprio a ricordarci che qualcosa manca.
Ed è sul senso di mancanza personale che è bene concentrarsi.
Sentirsi imperfetti è un’esperienza tormentosa su cui intervenire diventa necessario.
Non tutto si può cambiare.
Ma è possibile
- modificare la percezione delle proprie “manchevolezze“;
- accettare, e “perdonare” se stessi anche se qualcosa manca.
Cosa può fare la psicoterapia?
La psicoterapia aiuta
- a individuare le parti di sé che generano la dolorosa sensazione di “difettosità“;
- a individuare le proprie potenzialità di miglioramento personale.
Nel sentirsi impossibilitati alla felicità ci sono cause legate alla realtà concreta, non sempre modificabili, e cause più “interne”.
Su queste ultime, intervenire è possibile e anche necessario.
Si può considerare l’invidia normale nel momento in cui comincia a rappresentare uno stimolo di crescita personale.
Intraprendere un percorso di psicoterapia è un passo importante per realizzare questo proposito di “perfezionamento”.
Colmare la distanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere.
A prescindere da cosa possiedano gli altri, desiderare di star bene è un’aspirazione del tutto legittima.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova