E quanto potere sentiamo sulle nostre vite?
Non si può rispondere in rapidità a domande tanto complesse.
Il controllo delle cose, però, è il motore silenzioso di moltissime richieste di psicoterapia.
Intraprendenza e coraggio nelle scelte sono forse le caratteristica che, più di tutte, vorremmo ci calzassero addosso.
Al contrario, la sensazione di non poter controllare gli eventi, ovvero, di non avere potere sulla propria vita, è una delle esperienze più dolorose dell’esistenza.
A tutti succede di transitare in momenti della propria vita in cui il “controllo sulle cose” ci sembra impossibile.
Un esempio?
La malattia, che sia a nostro carico o che sia a carico dei nostri cari.
Un altro esempio, più… attuale?
Il lavoro: se un tempo la prospettiva di studiare per poi immettersi nel mondo della professione poteva essere data quasi per scontata… oggi lo è molto meno.
Una parte importante dei nostri successi, delle nostre soddisfazioni, del nostro benessere, dipende da noi, dalle nostre azioni, dalle scelte che compiamo.
Eppure, c’è sempre un’altra parte che… sfugge: è quella parte, delle cose che succedono nella vita, che qualcuno chiama sfortuna, qualcun altro chiama casualità.
Ma quanto, dipende da noi, e quanto, invece, no…?
Difficile stabilire percentuali.
Senza dubbio, uno stile di vita attivo, un orientamento forte alla decisione, sono fattori che portano a percepire più potere sulla propria vita.
Però, la paura di non avere il controllo, è un’esperienza umana universale: tutti siamo attraversati, nella vita, dal senso di panico dell’assenza di potere decisionale sulla nostra direzione esistenziale.
Su cosa abbiamo controllo?
Abbiamo controllo su un fattore essenziale della nostra vita.
È un fattore che non completa del tutto il piano del potere sulle cose che ci succedono e sulle cose che facciamo.
Eppure, senza questo fattore, ogni esperienza sembra piovuta dal cielo senza nessuna possibilità di reazione adeguata.
Abbiamo il controllo sull’interpretazione
delle cose che succedono
nella nostra vita.
Sembra una frase da santone.
E invece, è una chiave di successo fondamentale.
Se è vero che spesso non ci è data la possibilità di influenzare direttamente le cose che accadono nella nostra vita, abbiamo però, sempre, la possibilità di scegliere come interpretare ciò che è accaduto.
La reazione a quello che ci succede fa la differenza, più di quanto faccia l’evento in sé.
Ciò che è in nostro controllo – e su cui è necessario provare a prestare attenzione, persino ad allenarsi – è il modo, la proporzione, con cui l’accaduto va ad impattare sulla nostra vita.
È una massima che vale per le piccole e per le grandi sfide (o sfighe!) dell’esistenza.
Qual è il lato oscuro di questa formula?
(Il lato oscuro che in pochi raccontano).
È il fatto che a una sensazione di potere e/o di controllo eccessivo sulla propria vita, può coincidere
- un senso di responsabilità sproporzionato: «dipende tutto da me…»;
- un senso di colpa immotivato rispetto alla situazione che si sta vivendo.
Questa è davvero l’altra faccia della medaglia: se senti che tutto dipende da te, ogni cosa che può andar storta finisce per essere una tua responsabilità
È per questo che l’attenzione non va destinata all’evento in sé, bensì, all’effetto che l’evento ha su di noi.
Sull’interpretazione delle cose che accadono, c’è meno modo di “sbagliare”, e molto più margine, invece, per capovolgerne il senso.
È quello che qualcuno chiama resilienza: non solo la capacità di resistere agli urti inevitabili della vita, ma anche quella di volgere a proprio favore, per quanto possibile, le ripercussioni di un evento.
Avere più controllo sulle proprie reazioni, imparando a conoscere meglio ciò con cui veniamo più facilmente a patti e ciò che, al contrario, è per noi fonte di particolare stress, è una qualità che è possibile affinare, anche attraverso un percorso di psicoterapia.
La psicoterapia, infatti, consente un cambiamento duplice:
- migliora la conoscenza di noi stessi, permettendoci d’individuare il proprio, personale punto di rottura; venire a conoscenza più profonda delle nostre fragilità è il primo passo per correggerle;
- corregge – per l’appunto! – o perlomeno mitiga, l’effetto che le rigidità caratteriali esercitano sull’interpretazione degli eventi.
Tornando alla domanda di apertura dell’articolo…
Beh, la risposta non può che essere cauta, per quanto riguarda gli eventi: ci sono cose che sfuggono, anche del tutto, alle nostre possibilità di controllo.
Tuttavia, abbiamo una mente, e delle emozioni, che sono in grado di alleggerire il carico negativo degli eventi “sfortunati” in cui incappiamo nella nostra vita.
Ed è su questa capacità che si può lavorare.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova