«Mio figlio non crede in se stesso…»
In adolescenza il problema dell’autostima bassa è più comune di quel che si pensa.
Ed è davvero un problema, perché non credere in se stessi è un indice di sofferenza emotiva tra i più consistenti.
Inoltre, una buona autostima è alla base della possibilità di realizzazione personale, che sia in ambito relazionale o lavorativo.
Possiamo descrivere l’autostima come
- la valutazione complessiva che una persona fa di se stessa;
- l’insieme delle convinzioni che una persona nutre su se stessa.
L’autostima, insomma, è il carburante principale del coraggio di prendere decisioni e assumere iniziative.
Quanto valgo?
Sono all’altezza delle situazioni?
Piaccio a chi mi sta intorno?
Queste sono solo alcune delle questioni centrali che compongono la percezione del proprio essere.
In adolescenza, il tema dell’autostima è particolarmente delicato, perché la scarsa considerazione di sé è in grado, allo stesso tempo
- di condizionare il presente dell’adolescente;
- di pregiudicare il futuro dell’adolescente.
In che modo l’autostima bassa condiziona il presente di un adolescente?
L’adolescenza è una sfida costante a se stessi e agli altri; una sfida non consapevolmente percepita.
Confrontarsi continuamente con i suoi coetanei è inevitabile, per un adolescente:
crescere significa sperimentarsi, e l’adolescente scopre se stesso attraverso il contatto con gli altri.
Soffrire di bassa autostima fa sentire perdenti in partenza, e può arrivare persino a sottrarre completamente il gusto dello stare con gli altri, così caratteristico dell’adolescenza.
Un figlio che non crede in se stesso è un ragazzo che sente di non potersi cimentare nelle esperienze di crescita più comuni, come:
- approcciare un ragazzo o una ragazza che piacciono;
- entrare a far parte di un gruppo nuovo;
- provare un nuovo sport.
Solitamente, un adolescente con autostima bassa in psicoterapia denuncia con dolore e con frustrazione proprio situazioni di questo tipo:
Gli altri fanno cose che io non posso fare…
Del resto, è difficile buttarsi a capofitto in esperienze di relazione con gli altri se ci si sente
- brutti;
- insicuri;
- impacciati;
- inguardabili;
- incompetenti;
- stupidi.
Si finisce per guardare la vita a distanza di sicurezza, con delusione crescente nei confronti di se stessi e invidia nei confronti degli altri.
In che modo l’autostima bassa pregiudica il futuro di un adolescente?
Un adolescente con autostima bassa non solo si tiene lontano da potenziali occasioni di piacere.
Evita anche delle fondamentali opportunità di crescita, che rinforzano la sua identità e gli danno esperienza per la vita: i primi flirt amorosi, per esempio.
Fare esperienza di se stessi in adolescenza è ciò che permette, da adulti
- di conoscersi;
- di avere fiducia nelle proprie capacità.
Interagire in tranquillità con compagni di classe e amici di scuola è palestra per le relazioni con i colleghi di lavoro del futuro.
Rapportarsi ai primi, potenziali partner amorosi, insegna a trovare le giuste misure con la persona desiderata anche in età più matura.
È un circolo vizioso:
soffrire di bassa autostima impedisce di compiere quelle esperienze che aiutano la persona a “irrobustirsi” dal punto di vista caratteriale.
La psicoterapia può aumentare l’autostima?
Prima di poter pensare a come migliorare la propria autostima, occorre capire qual è la sofferenza di base che impedisce di pensare a se stessi come una persona meritevole, di valore.
Ha poco senso dire provaci! a un adolescente che non si sente al pari degli altri, così come avrebbe poco senso provare strade alternative con un’auto il cui motore ha bisogno di aggiustamenti.
Ciascuno di noi, in adolescenza e in età adulta, nutre specifiche convinzioni riguardo se stesso.
Queste convinzioni sono frutto
- dell’esperienza maturata negli anni;
- delle reazioni ricevute dagli altri;
- della reazione personale alle reazioni ricevute dagli altri.
Un adolescente che non ha autostima ha vissuto, nella sua infanzia, esperienze che lo hanno convinto
- che vale poco;
- che a tentare di cambiare le cose si rischia di essere umiliati.
Non si tratta necessariamente di esperienze traumatiche in senso stretto, come ad esempio atti di bullismo o cyberbullismo.
Si tratta, molto spesso, di micro-esperienze passate inosservate, di piccole delusioni, di situazioni di fallimento percepito.
Sono tante le occasioni che possono minare l’autostima di un bambino che sta diventando un adolescente, e variano da ragazzo a ragazzo.
La psicoterapia, per prima cosa, va al fondo di queste motivazioni sottostanti; tenta di capire qual è il difetto di base.
Contemporaneamente, un percorso di psicoterapia interviene anche sul presente, attraverso la rilettura delle esperienze attuali che fanno sentire inadeguato l’adolescente.
Accompagnare in modo nuovo lo sguardo dell’adolescente sulla sua realtà consente di mettere in discussione le convinzioni auto-svalutanti con cui il ragazzo osserva se stesso.
La psicoterapia sviluppa modalità alternative di interpretazione del mondo, accomunate da un progressivo e fondamentale “ammorbidimento” di quelle rigidità caratteriali che impediscono di approcciarsi agli altri con la giusta dose di fiducia personale.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova