Quanto è importante la socialità in adolescenza?
La risposta è: molto. Un’adolescenza sana si costruisce sulle relazioni con i coetanei.
Possiamo persino considerare l’adolescenza una palestra per l’età adulta.
In questo senso, saper stare con gli altri, nonché, desiderare di stare con gli altri, è allo stesso tempo un obiettivo e un’acquisizione della fase adolescenziale.
È per questo che i genitori, comprensibilmente, sono preoccupati quando un figlio sembra non nutrire alcun interesse nei confronti della socialità e dello stare con gli altri.
«Non esce mai, sta sempre chiuso in casa…»
A chi lavora con pazienti adolescenti, succede di sentire una frase del genere.
È una frase che, pur così sintetica, racchiude già un’indicazione importante, contenuta nella formula: chiuso in casa.
Normalmente, si associa l’idea di adolescenza a quella dell’entusiasmo, della voglia di star fuori, talvolta magari anche trasgredendo qualche regola, come l’orario di ritorno a casa.
Per altri adolescenti, invece, l’interesse primario è proteggersi da un mondo sociale percepito come
- troppo caotico e stimolante;
- troppo competitivo.
Stare in casa, quindi, dà sicurezza a quei ragazzi che sentono di non potersi confrontare con gli altri.
Adolescenza e vergogna
È un doloroso senso di imbarazzo personale, di vergogna, di inadeguatezza sociale, a convincere che sia meglio non frequentare nessuno, e stare quanto più possibile isolato.
Lavorando con gli adolescenti in psicoterapia, viene quasi sempre fuori una verità fondamentale:
Non è che non si desideri avere amici.
È che non ci si riesce!
È una delle esperienze più dolorose per un ragazzo: sentirsi non accettato dagli altri.
Il senso di esclusione provato nei confronti dei coetanei è motivato, nella convinzione dell’adolescente, dalla percezione di non essere all’altezza degli altri.
O per dirla in modo diverso, dalla sicurezza che gli altri lo mal giudichino
- per il suo aspetto fisico;
- per il suo rendimento scolastico;
- per i suoi interessi.
Non avere amici, nella maggior parte dei casi, non è una scelta, bensì un modo per proteggersi dalla vergogna:
Se sto da solo, almeno non dovrò confrontarmi con nessuno.
Questo pensiero, non consapevole, alimenta quasi sempre sia l’isolamento di chi confessa il desiderio di avere amici, sia l’isolamento di chi dichiara di star bene da solo.
La paura del confronto è al centro delle difficoltà a relazionarsi con gli altri.
In adolescenza, anche i social network possono contribuire ad alimentare questo timore: fenomeni come il body shaming, o più in generale il cyberbullismo, compromettono il senso di autostima personale dei ragazzi fino a convincerli che sia meglio non frequentare altre persone.
La psicoterapia dell’adolescente solo
La psicoterapia in adolescenza ha proprio l’obiettivo di migliorare il modo di stare in interazione con gli altri del ragazzo.
Questo perché, come detto, la relazione con i coetanei è una componente essenziale della crescita psicologica dell’adolescente.
C’è un motivo se il ragazzo rifiuta il contatto con gli altri per paura di essere mal giudicato, o perché sente difficile stare al passo del mondo esterno.
Più precisamente, c’è un motivo se l’adolescente non si sente all’altezza degli altri o del mondo.
È un motivo che va ricercato nella sua storia personale e nelle sue specifiche convinzioni su cosa significhi stare in relazione.
Trovare la causa di questo malessere nei contatti sociali è l’obiettivo principale della psicoterapia.
Individuare la ragione profonda di questo ritiro sociale è il primo passo per intervenirvi.
L’adolescente va accompagnato in un percorso di messa in discussione delle sue paure relazionali.
Un aiuto orientato su questa difficoltà può migliorare il suo presente e anche il suo futuro, dal momento che un adolescente tranquillo nelle proprie interazioni con gli altri sarà anche un adulto sereno nelle relazioni importanti, che siano con un partner o con i colleghi di lavoro.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova