Ho gli occhi di tutti addosso… che vergogna!
Per qualcuno l’imbarazzo sociale non è qualcosa che si manifesta di tanto in tanto; è la norma di tutte le interazioni con gli altri.
Questa sensazione di soggezione di fronte alle persone che ci stanno intorno è alimentata da una delle più potenti fonti di stress psicologico:
la paura del giudizio.
Parliamo di paura del giudizio altrui, che si manifesta come forma di “timidezza patologica” e d’impossibilità a fare cose che per altri sono semplici, come
- imbastire una conversazione;
- chiedere un’informazione;
- anche solo guardare un interlocutore negli occhi.
Paura del giudizio: che tipo di giudizio?
Principalmente, il giudizio negativo che percepiamo negli altri quando abbiamo a che fare con loro.
Tutti, nelle relazioni più o meno importanti (quelle con un collega di lavoro, con un partner, con una persona su cui vogliamo fare colpo…) miriamo principalmente a piacere:
- fare una buona impressione;
- apparire sicuri di sé;
- non apparire maldestri;
e così via.
Qualcuno, però, è completamente bloccato nelle proprie relazioni proprio a causa del peso che questi pensieri assumono prima e durante le interazioni.
Le domande che ci poniamo su noi stessi in maniera implicita quando siamo con altre persone… beh, finiscono per dare sempre la stessa risposta: penserà/penseranno che sono
- un cretino;
- un tipo strano;
- brutto;
- noioso…
… e così via.
L’effetto riflettore
Questi pensieri sul giudizio altrui sono generati da una falsa credenza:
La credenza che le altre persone siano particolarmente attente a
quello che facciamo;
come ci muoviamo;
cosa diciamo;
il nostro aspetto.
Probabilmente lo pensiamo perché noi per primi siamo attenti all’altro, pur con spirito benevolo; ci aspettiamo, quindi, che lo stesso sia per le persone con cui entriamo in contatto.
Si chiama effetto riflettore ed è stato ampiamente studiato.
Si tratta della sensazione, molto comune, di essere per l’appunto sotto i riflettori, nel focus d’attenzione di tutti: che sia al ristorante, all’università, al lavoro…
La sensazione è che qualunque piccolo o grande “passo falso” verrà notato, e sarà motivo di giudizio negativo, o persino di presa in giro.
È un’illusione… di quelle cattive.
Moltissime ricerche, effettuate con metodologie e modalità differenti, hanno dimostrato che, no, nessuno si accorge di noi.
Se balbettiamo quando siamo in difficoltà, se abbiamo una macchia sul vestito, se sentiamo in noi un difetto fisico che pensiamo evidente (ad esempio, una cicatrice, o l’essere bassi…), la maggior parte delle persone non lo nota.
Il motivo?
È troppo impegnata a crearsi un’impressione d’insieme di ciò che ha davanti per prestare un’attenzione così diretta a piccoli dettagli.
Sì, piccoli dettagli: la maggior parte delle caratteristiche che sono per noi fonte d’imbarazzo e di paura del giudizio, non sono notate dalle altre persone.
Sono proprio le persone che hanno paura del giudizio a dimostrarsi più sensibili verso le caratteristiche altrui.
Una minoranza che, d’altro canto, è composta da persone che non si sognerebbero mai di esprimere un giudizio negativo su piccoli e grandi difetti di chi gli sta davanti.
Da cosa deriva la paura del giudizio?
Comprendere che gli altri non sono così attenti a noi come pensiamo, non è detto che sia sufficiente a farci superare la paura del giudizio.
Come per tutte le altre forme di difficoltà psicologiche, occorre chiarire la ragione che ne è alla base, e che l’alimenta.
Nel caso della paura del giudizio, entrano in gioco questioni delicate che riguardano, principalmente, una bassa autostima.
Non è possibile stabilire “a priori” il motivo profondo di un’autostima scarsa, di una considerazione deficitaria di se stessi.
È possibile farlo conoscendo la persona a 360°, la sua storia personale, le sue relazioni, le sue paure nascoste.
Paura del giudizio e bassa autostima sono tra gli ostacoli più frequenti alla piena realizzazione di sé, alla costruzione della propria felicità: sottraggono numerose possibilità di esperienza appaganti, e immettono in un circolo vizioso di frustrazioni e delusioni che si autoalimenta.
Se non ti piaci… non piaci.
Sembra uno slogan, lo so, ma contiene del vero: migliorare la propria immagine mentale di sé è il primo passo per correggere la dolorosa sensazione d’inadeguatezza agli occhi degli altri.
Ma non è un miglioramento che si ottiene con la bacchetta magica; nessun cambiamento profondo, del resto, è possibile con poco sforzo e/o in breve tempo.
Non basta ripetere a se stessi: io valgo, al di là di quello che appaio.
La paura del giudizio altrui è incardinata a parti troppo interiorizzate di noi per essere smantellata così facilmente.
Comprendere la ragione profonda della paura del giudizio altrui ha un valore fondamentale: capire il nostro punto debole emotivo.
Vale a dire, quell’aspetto personale, generatosi attraverso le varie esperienze di vita attraversate, che cristallizza e “certifica” la convinzione di non poter piacere a nessuno.
La sensazione di non poter piacere a nessuno impedisce di vivere una vita relazionale pienamente soddisfacente.
Quindi, qualcosa su cui intervenire con determinazione… e con la fiducia nel fatto che, pur complesso, il cambiamento è sempre possibile.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova