Ho tanto da fare, ma energie, zero.
È una delle insidie più sottovalutate della depressione. Ci sono programmi da rispettare, faccende da sbrigare, inviti, appuntamenti, scadenze. Ma la voglia non c’è. Si è troppo tristi per reagire. Sembra che nulla abbia senso. In fondo, non c’è motivo di fare le cose, perché non c’è divertimento. Non c’è significato nelle cose.
La depressione, oltre a fiaccare l’umore, debilita anche la voglia di fare.
È come se, quando depressi, s’innescasse un circolo vizioso. Non trovo soddisfazione in quello che faccio? Allora smetto anche di provarci. È una flessione graduale. Più diminuisce l’intraprendenza, più tutto ciò che c’è da fare sembra richiedere uno sforzo infinito. «Dovrei scrollarmi di dosso questa sensazione, reagire. Ma non riesco».
La depressione rende il tempo immobile.
È in effetti una questione di prospettiva, quella dell’intraprendenza. Dell’intraprendenza che viene a mancare, quando si è tristi. Aver voglia di fare, significa poter guardare al proprio futuro. Positivo o negativo che ci sembri, la nostra reazione al futuro può dipendere da questo stato depressivo. E allora, è come se venisse meno la speranza. La fiducia che la situazione possa cambiare. Soprattutto se ci alziamo e facciamo qualcosa.
È un’esperienza comune, quella della depressione, della difficoltà a reagire, ma spesso è considerata un effetto secondario. Sta proprio qui il rischio. Ci sottovaluta questo stato di cose, è perché applica il principio della depressione: non posso intervenire, non posso fare nulla che cambi la situazione.
E allora si smette d’impiegare il tempo. Si smette di progettare. Si vive un eterno presente, fatto di noia e di isolamento. Anche quando si ha del tempo davanti. Vengono meno le forze, viene meno l’entusiasmo, e persino alzarsi, cominciare la giornata, sembra più un dovere che un’opportunità di felicità.
La depressione ha questo effetto sul desiderio. Lo appiattisce, lo comprime, lo svuota del suo senso; in altre parole, la depressione rende inutile il desiderio.
Ci si arrende. I giorni trascorrono pigri e lenti.
Tutto parte da piccole cose. Piccole attività… rimandate. Fare quella telefonata, portare a spasso il cane, leggere un libro, cercare un lavoro migliore. «Adesso no… dopo vedrò». Al massimo si scorre il cellulare. Facebook, Instagram. Senza neanche più guardare sul serio i contenuti.
È un atteggiamento che accentua la depressione. Meno ci si muove, meno se ne ha voglia. E di questo passo, quante occasioni perse, quanti «dovrei… ma non riesco». .
Questo circolo vizioso è da interrompere.
La psicoterapia della depressione consente di recuperare tutte quelle energie perdute.
È un ammanco di energie mentali che risucchia con sé anche quelle fisiche. C’è una causa, bisogna trovarla e riavvolgere il nastro. Primo passo, per venir fuori dal torpore, può essere proprio quello di riconoscere in sé il problema: «sono sempre più svuotato, non mi va di fare niente, nulla mi diverte più».
Riavvolgere il nastro, allora, significa riappropriarsi del proprio desiderare.
Ripartire dalle stesse, piccole cose che si sono “bloccate”. La demotivazione cronica è una zavorra di cui ci si può liberare.
Sarà bello, poter tornare ad occuparsi delle cose!
Francesco Rizzo
Psicologo Padova