L’insicurezza cronica è la paura della… figuraccia.
È una definizione sintetica, ma l’insicurezza cronica è principalmente questo. S’insinua nelle occasioni sociali, nelle interazioni che sviluppiamo ogni giorno, o in quelle che desideriamo, senza riuscire a portarle avanti. Insicurezza significa «non posso». Non posso parlare a quella persona. Non posso dire ad alta voce quello che penso. Ho troppa paura, arrossisco, la salivazione si azzera. Tutti se ne accorgeranno.
Se parliamo di insicurezza cronica, parliamo di una condizione che sembra inalterabile, non ridimensionabile, che attraversa tutte le nostre esperienze.
Questo tipo di insicurezza è legato ad una bassa autostima. Di più: non si può parlare di insicurezza senza sfiorare il discorso autostima. L’autostima è la percezione positiva di noi stessi. Ci permette di desiderare. Un sano senso di sé, una buona immagine di quello che siamo, è quello che ci permette di muoverci con sicurezza nel mondo. Ci motiva a rischiare. Ci incoraggia a lanciarci.
Per qualcuno è impossibile sentirsi sicuri di sé.
Che vergogna, pensare di rivolgere la parola a quella persona.
Che vergogna, al solo pensiero, al solo immaginare di avvicinarcisi.
Cosa penserà, e cosa penseranno anche gli altri, della mia timidezza.
Se ne accorgeranno, e farò una figura di m…
Non sono mica spavaldo e sicuro come gli altri. La mia insicurezza è così evidente, e così imbarazzante!
Ciò che più tormenta, è la sensazione che l’insicurezza impedisce di raggiungere gli obiettivi prefissati, perché si frappone tra noi e l’oggetto del desiderio. Si vorrebbe fare, dire, e invece si tace. Troppo forte è la sensazione… di non valere abbastanza. Di non poter essere accettato.
Essere sicuri significa esattamente potersi sentire accettati. Poter piacere all’altro. Ancor più efficacemente, poter essere amato. L’insicurezza cronica annienta questa possibilità.
Insicurezza cronica = insoddisfazione cronica.
Insoddisfazione, sì, ma non solo. I sintomi di una bassa autostima, del costante senso di vergogna, non sono soltanto delusione e senso di inappagamento, sono anche… ansia. L’insicurezza nel fare le cose è in grado di generare un’ansia sorprendentemente intensa.
La vergogna diventa il fulcro della vita, e l’ansia le va in coda. Il senso di inadeguatezza conduce a dolorosi sentimenti di angoscia, di isolamento, di solitudine forzata. L’insicurezza è nemica della possibilità di relazione.
L’insicurezza, insomma, condanna a una vita di non desiderio. Non posso desiderare nulla, perché non sono in grado di ottenerlo.
Alleggerire il peso dell’insicurezza è possibile. Intervenire sulla bassa autostima, anche.
Non è giusto parlare di “condanna all’insicurezza”. Perché è in nostro potere cambiare le cose. Aumentare la propria self-agency, cioè la nostra capacità di agire, di decidere, è un obiettivo sempre realizzabile, e la psicoterapia può essere l’alleato migliore per questo progetto di trasformazione.
C’è qualcosa che alimenta l’insicurezza, bisogna capire che cos’è. Raggiungere la fonte dell’insicurezza consente di estinguerla. O perlomeno, di ridurne la portata. Può essere un processo lungo. D’altro canto, è così alto il prezzo che paghiamo a questo senso d’inadeguatezza, che vale davvero la pena investire tempo e risorse per risolverlo. Non c’è niente di più gratificante della sensazione di poter raggiungere quello che vogliamo. Insicurezza, bassa autostima, senso di inefficacia, sono le catene che immobilizzano il nostro desiderare. Spezzare queste catene vuol dire, finalmente, poter prendere dalla vita ciò che si vuole.
Francesco Rizzo
Psicologo Psicoterapeuta Padova