La logica del profitto e l’affermazione della macchina
La notizia dei braccialetti Amazon, che la stessa multinazionale starebbe brevettando per monitorare la produttività dei suoi dipendenti è stata accompagnata da polemiche e contestazioni.
L’obiettivo che avrebbe ispirato la creazione di questi strumenti è rappresentato dall’ottimizzazione del lavoro nei magazzini in cui si evadono le pratiche per gli acquisti online, attraverso un monitoraggio puntuale delle attività che si accompagnano all’inventario e alla predisposizione degli ordini; i braccialetti dovrebbero essere in grado di controllare con precisione se le mani dei dipendenti stanno agendo nel modo e nel posto “giusto”.
È inevitabile pensare a quanto un’opportunità di controllo come questa possa violare la dignità del corpo e dell’individualità dei lavoratori, riportando alla mente inquietanti fantasmi orwelliani: il Grande Fratello di “1984” aveva già posto l’accento, in maniera sconvolgente e allo stesso tempo visionaria, sull’elemento di perdita di qualsiasi forma di privacy, una perdita consenziente e imposta allo stesso tempo.
Questo elemento connota fortemente la nostra epoca, dove un cellulare GPS è tracciabile ovunque e dove la navigazione con account Google etichetta l’individuo, associandogli ogni chiave di ricerca immessa.
L’esigenza di ottimizzazione propugnata dal progetto dei braccialetti elettronici sembra inoltre accompagnarsi all’affermazione, sempre più imponente, della logica competitiva del profitto, in cui l’umano è subordinato al criterio prestazionale, al culto del “dover fare”, che si impone in una forma fredda e iper-disciplinare.
L’Efficienza assurge a centro di gravità di tutte le considerazioni di ordine teorico e operativo che vengono oggi prodotte riguardo al tema lavoro; per ottenerla si ricorre a tutto, anche alla trasformazione dell’uomo in macchina infallibile: una deriva insidiosa di un progetto già di per sé piuttosto temibile, quello dell’elevazione del principio di quantità su quello di qualità, fino all’assoggettamento dell’uomo attraverso la tecnica.
La possibilità di acquistare un libro con un clic, e vederselo consegnato il giorno dopo, dipende dal fatto che chi lavora perché questo sia realtà potrebbe controllato in ogni sua funzione con dei dispositivi elettronici. Progresso? Regresso?
Sembra comunque che la cultura cui tende l’epoca post-moderna non ritenga illecito trattare l’uomo come macchina.
Francesco Rizzo